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Vi racconto le grillate di Michele Emiliano in Puglia

E’ trascorso un anno da quando Emiliano è stato eletto presidente della Regione Puglia. E chi, come lui, si rappresenta efficientista e sbrigativo non può sottrarsi a un primo bilancio che è evidentemente negativo: alla sua sovraesposizione mediatica corrispondono la più assolutaconfusione e inattività rispetto alle reali emergenze della Puglia.

Emiliano ha cercato in tutti i modi di far parlare solo di sé (in questo dimostrandosi anche peggiore del suo predecessore), riservando ai dossier più importanti del governo regionale al massimo qualche slogan. Dal referendum sulle vecchie piattaforme alla Buona Scuola, da TAP e Ilva, a Xylella, passando per “rifiuti-zero”, “partecipazione” e “lotta alle lobbies”, il presidente è stato “un masaniello” capace solo di argomenti di facile demagogia e populismo. Ma ha dato e dà sempre l’impressione di non avere concretamente e tecnicamente contezza delle questioni davvero cruciali per la Regione e delle soluzioni realisticamente percorribili, anzi, di provare quasi un certo fastidio per i problemi amministrativi, pericolosi per la sua immagine personale perché richiedono soluzioni coraggiose. É evidente a tutti che anche un’iniziativa come il reddito di dignità è animata più dal desiderio di “passare alla storia” che non da quello di risolvere nel modo migliore e duraturo i problemi dei pugliesi.

Però c’è “un problema”: Emiliano ha ricevuto il mandato di fare proprio ciò che gli dà noia, cioè amministrare. Per lui sarà pure una seccatura ma è stato votato per risolvere i problemi di sanità, rifiuti, occupazione, industria, agricoltura, trasporti e mobilità. Sicché, piuttosto che stare ogni giorno a guardare come si colloca nel quadro politico nazionale, bisognerebbe valutare se e come Emiliano sta affrontando e risolvendo questi problemi.

Sul primo atto fondamentale del governo regionale, il piano ospedaliero, il presidente-assessore si è fatto trovare impreparato: ha consegnato, e in ritardo, un compitino contabile privo di una visione complessiva di fondo, che disarticola la rete di assistenza sul territorio, privandolo scriteriatamente di ospedali e reparti. Nel frattempo la sanità pugliese fa parlare di sé per la crescente lunghezza delle liste d’attesa per esami decisivi, dalle tac alle pet, per la perdita di finanziamenti utili all’acquisto di macchinari e all’ammodernamento delle strutture, per la mancanza di percorsi di cura per talune patologie e per tanti scandali ed illeciti.

Sui rifiuti si brancola nel buio perché il problema non è la governance (Aro, Ato, agenzia unica) quanto la chiusura completa del ciclo: come si smaltiscono tutti i rifiuti che produciamo? Sul punto si vaneggia di un utopico azzeramento dei rifiuti mentre si autorizzano nuove discariche.

Occupazione e sviluppo sono al palo. Del resto non le si favorisce continuando a distribuire incentivi a pioggia secondo logiche clientelari ed elettoralistiche. Ma soprattutto non le si favorisce con il “no” aprioristico a qualunque fonte energetica ed a qualunque forma di presenza industriale, immaginando una Puglia “imbalsamata”, da mettere in una teca, che vive al più solo di turismo “ecosostenibile” ma irraggiungibile per la mancanza di infrastrutture e trasporti!

Qui, poi, il buio si fa pesto. Porti e aeroporti sono isolati, arterie fondamentali non vedono mai la luce mentre si sprecano milioni per opere inutili (come ad esempio lo shuttle a Brindisi); il trasporto pubblico locale fino a Bari è indecente e quello al di sotto di Bari inesistente, ma continuiamo a versare centinaia di milioni di euro a una società pubblica (FSE) che per decenni è stata la mammella di porcherie trasversali che nessuno, nemmeno Emiliano, ha avuto il coraggio di portare alla luce, attendendo lo facessero altri.

La questione Xylella è assolutamente fuori controllo. Il flagello, che Emiliano aveva liquidato con  un “ci penso io” (salvo poi non fare assolutamente nulla, sperando, come al solito, se ne facessero carico altri) si sta estendendo indisturbato per la Puglia (ormai è alle porte del barese).

Infine, ma non da ultimo, la famiglia. La prima e fondante società naturale avrebbe dovuto essere in cima all’agenda di governo regionale, anche solo considerando che denatalità ed emigrazione rischiano di desertificare la Puglia in pochi decenni. Invece, al posto di incentivi a matrimonio e natalità, case e agevolazioni, asili nido, e soprattutto un fisco equo legato al numero dei componenti il nucleo familiare e alla presenza di bambini, anziani e disabili, la consiliatura si è aperta con l’adesione della Giunta alla rete Ready che punta alla diffusione dell’ideologia gender nelle scuole e in tutta la PA e prosegue oggi con il presidente che annuncia una legge contro l’omotransfobia (emergenza dalla quale la nostra Regione fortunatamente non è nemmeno lambita).

Il “complesso” è sempre lo stesso, quello che fa credere a Emiliano di essere già in Parlamento anziché a Bari; ma occorre aiutarlo a superarlo quanto prima, per il bene della Puglia e dei pugliesi.

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