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Il Movimento 5 Stelle di Grillo non cresce. Parola dell’Istituto Cattaneo

Il centrosinistra è al 34,3%, il centrodestra al 29,5% e il M5s al 21,4%; i primi due in calo rispetto alle precedenti amministrative ma in crescita rispetto alle politiche del 2013, i pentastellati in calo rispetto al 2013. La nota dell’Istituto Carlo Cattaneo sottolinea che “fra i risultati più importanti si possono citare: a) il centro-destra nel suo complesso perde circa 7 punti percentuali rispetto al 2011, ma recupera parzialmente nel confronto con il 2013; b) il centro-sinistra nel suo complesso perde circa 9 punti percentuali rispetto al 2011, ma cresce leggermente in confronto al 2013; c) il Movimento 5 stelle cresce rispetto al 2011, anche in virtù del fatto che nelle scorse comunali non era presente in alcuni comuni del campione, mentre perde circa 4 punti percentuali rispetto politiche del 2013″.

Virginia Raggi, la nuova eroina del circo politico-mediatico italiano e internazionale dice: “Non siamo l’anti politica, ma la nuova politica”. Sarà, ma intanto la vecchia politica, quella basata sui fatti e non sulle immagini si è presa una rivincita grazie all’Istituto Cattaneo, sia lode sempiterna ai loro ricercatori che contano i voti reali (una testa un voto) e non i sondaggi e le proiezioni.

Nessuno può negare che la Raggi sia in vantaggio a Roma, che a Torino abbia avuto un risultato superiore alle attese l’Appendino. Sia chiaro. I fatti, ai quali vogliamo restare testardamente attaccati, sono fatti. Ma la quesitone è che si vede l’albero e non la foresta o meglio si punta la telecamera sul particolare più glamour e non si monta il grand’angolo per dare una panoramica dell’insieme e del contesto.

Se l’Istituto Cattaneo ha ragione, le elezioni comunali non hanno cambiato il panorama politico rispetto a cinque anni fa. Ci sono tre blocchi, tre famiglie politiche; tra le prime due s’è realizzato un cambiamento a favore del centro-sinistra che non è stato intaccato dall’emergere dei grillini, i quali restano stabilmente al terzo posto. Quel che meraviglia di più, rispetto all’abbaglio offerto dai grandi mass media, è che questa volta i pentastellati sono in discesa rispetto alle politiche. Si poteva prevedere dopo la morte di Casaleggio e lo scombussolamento che sta provocando nel movimento dove si succedono leader autoproclamati e fotografati sulle riviste patinate con fidanzate e performance sessuali (è il caso di Di Maio). Ma Grillo e i suoi sono illusionisti così abili da aver gettato il fumo negli occhi facendo credere di aver ottenuto un “risultato storico”. Forse erano occhi già bramosi di farsi affumicare. Ma da domenica sera non si sente e non si legge altro.

Interessante anche il leggero recupero del centro-destra (Milano dunque non è una eccezione, semmai lo è Roma). Naturalmente perché le cifre, o meglio i flussi quantitativi, diventino politica occorre una scintilla che oggi non esiste nel centro-destra, lacerato dall’ansia della successione e dagli odi personali. Ma questo è un altro discorso che vale per molti versi anche nel centro-sinistra e potrebbe essere applicato al M5S in cerca di leadership al di là di un Grillo ormai appannato vista anche la sua scarsa capacità di far di conto. Ma in questa sede contano i numeri i quali esprimono delle tendenze. E i numeri, stando al Cattaneo, sono diversi da quelli che ci avevano fatto credere.


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