I metalmeccanici vogliono fare il contratto nonostante le paure originate dal dopo “Brexit”.
PRODI E L’USCITADALLA GB
L’Italia, come Paese fondatore della Ue, ha ora responsabilità e peso maggiori. “L’uscita della Gran Bretagna- ha ricordato l’ex premier Romano Prodi- dall’Unione europea non è la fine del mondo”. Infatti,tutte le istituzioni continentali sono al lavoro per scongiurare ogni tipo di “effetto domino”.
COSA VALGONO I METALMECCANICI
In questo contesto,rinnovando il proprio Ccnl, i metalmeccanici contribuirebbero a rafforzare l’economia nazionale, perché rappresentano quasi due milioni di addetti del settore industriale e circa l’8% del Pil.
I RISCHI DELLA BREXIT PER LA MANIFATTURA
Nessuno è in grado di definire i riflessi di Brexit sulla crescita della ricchezza. Esiste qualche rischio per la manifattura italiana. Basti pensare al flusso di merci italiane verso il Regno Unito; agli investimenti diretti all’industria dell’auto inglese che nel 2015 è arrivata a produrre più di un milione e mezzo di vetture;alle perdite sul mercato azionario di oltre il 22% di tutte quelle banche che sostengono il nostro manifatturiero. Il contratto dei metalmeccanici,però, per le ricadute positive che può avere sul livello dei consumi, può rappresentare una parte strutturale delle politiche d’investimento, strettamente collegata all’attività economica dello Stato nazionale.
LA CAMPAGNA DEI SINDACATI
I sindacati ce la stanno mettendo tutta per sensibilizzare il mondo intero: quelli metalmeccanici saranno in piazza a Brescia, la mattina del primo luglio, nello stesso giorno e nella medesima città in cui Federmeccanica svolgerà l’Assemblea generale; quelli confederali,invece, stanno organizzando una grande manifestazione a Roma, da tenersi entro questo mese, con i delegati sindacali di tutte le categorie interessate ai rinnovi, tra cui i metalmeccanici.
LO SCAMBIO SECONDO BOCCIA
Vincenzo Boccia, presidente degli industriali, è stato chiaro sull’esigenza di voler scrivere il nuovo modello contrattuale con Cgil, Cisl e Uil: “Per ora –ha ammonito- aspettiamo che la trattativa del contratto dei metalmeccanici si sblocchi. E auspichiamo che una volta concluso l’accordo, esso diventi un modello sul quale arrivare a regole generali”. I sindacati non rifuggono da questo schema,ma indicano il primo livello del contratto nazionale come quello indispensabile per far recuperare in buste paga a tutti i lavoratori l’inflazione subita; mentre la contrattazione aziendale resta lo spazio per determinare gli ulteriori aumenti rispetto alla produttività realizzata.
CALENDE E GLI INVETSIMENTI
L’esecutivo non ha alcuna intenzione di interferire tra le parti. Anzi, preferisce dare una mano per far crescere gli investimenti, a partire da quelli in tecnologia e macchinari. “La prossima legge di stabilità –assicura il ministro Carlo Calenda che a settembre presenterà il piano industriale del dicastero dello Sviluppo economico- dovrà avere al centro gli investimenti in tutti i settori”.
L’INDISPENSABILE PER NAPOLETANO
Il dopo Brexit può rappresentare l’occasione per un’Europa diversa che sappia davvero condividere debiti e politiche espansive. Per i metalmeccanici italiani può essere il momento giusto per far diventare il contratto una realtà. “Tutto quello che ieri poteva apparire velleitario – ha scritto Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore – oggi è assolutamente indispensabile”.
Ha perfettamente ragione perché il suo resta un monito valido sia per l’Europa che per i metalmeccanici.