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Metalmeccanici, cosa manca per il rinnovo del contratto

Il contratto dei metalmeccanici si deve fare. L’epilogo del confronto tra parti, tuttora contrapposte, non può avere epilogo diverso. Non si tratta solo della spinta impressa dalle mobilitazioni dei lavoratori che hanno finora incrociato le braccia per ben sedici ore. Anche nelle sedi confederali si fa costantemente riferimento, tra le righe, a questa vertenza contrattuale. Cgil, Cisl ,Uil e Confindustria hanno reso pubblico che si incontreranno per discutere di riforma contrattuale. Ma per poter andare avanti hanno la necessità implicita che il Ccnl metalmeccanico vada a buon fine.

DI VICO E LO SLITTAMENTO A SETTEMBRE

Un esperto di cose sindacali come Dario Di Vico, sul Corriere della Sera, ha scritto della seria probabilità che il rinnovamento del contratto nazionale possa essere rimandato a settembre. “Il guaio –ha subito precisato- è che lo slittamento a dopo le ferie corrisponde ad uno stallo e non si capisce come se ne possa venir fuori”.

BOCCIA E I VERTICI DI CGIL, CISL E UIL

Vincenzo Boccia, presidente degli industriali, è stato l’ultimo in ordine di tempo a confermare il riavvio degli incontri coi sindacati. Nel suo intervento al convegno dei giovani imprenditori, tenuto a Santa Margherita Ligure, il leader industriale ha ribadito che la competitività si può recuperare con lo scambio salari-produttività da ottenersi attraverso un accordo coi sindacati su un nuovo modello di contrattazione.

MATTARELLA E LA RIPRESA

Il presidente della Repubblica, proprio nel messaggio ai giovani di Confindustria, aveva indicato la necessità di una svolta: “Una politica industriale – ha scritto Sergio Mattarella– che aiuti le imprese a prosperare, innovare, creare nuove opportunità, riforme utili a modernizzare il Paese, in un’Europa capace di mutare destino, diventando area di crescita in cui le persone possano muoversi senza muri e passaporti, affinchè si possa rilanciare sviluppo e produttività e favorire l’espansione dell’occupazione con renumerazioni adeguate”.

CALENDA E IL PIANO INDUSTRIALE

Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, è in piena sintonia col Capo dello Stato: “La mia scommessa – aveva già assicurato dal Festival dell’Economia di Trento- è avere per settembre un piano industriale per il ministero, prima di tutto con un elenco di quello che dovrebbe e non dovrebbe esserci, con totale trasparenza su quello che va, o non va eliminato”.

I DATI ISTAT, BANKITALIA E FMI

Occorre ricordare, come ha reso noto l’Istat, che a breve termine si registrerà un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica in ambito nazionale. Infatti, a inizio giugno la Banca d’Italia ha abbassato la propria stima sulla crescita per l’anno in corso dall’1,5% all’1,1%, allineandosi a quanto indicato anche dal Fondo monetario internazionale. Secondo quanto previsto dal medesimo Fondo, solo nel 2027, se il contesto internazionale sarà favorevole e se le riforme interne saranno attuate, il reddito nazionale potrà tornare ai livelli pre-crisi del 2007. Il governo ha, quindi, adeguato la propria previsione di crescita per il 2016 all’1,2%.

Insomma, in Europa siamo i penultimi in termini di crescita, superiori solo alla Grecia e nell’ultimo decennio abbiamo distrutto un quarto della nostra capacità manifatturiera. Ma è pur vero che, nonostante la crisi del sistema produttivo,la nostra bilancia commerciale si è mantenuta largamente attiva nello stesso settore manifatturiero. Bisogna partire da qui, investendo massicciamente nelle nostre strutture produttive. E fare il contratto, possibilmente prima d’agosto.

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