C’è un passaggio dell’intervista a Stefano Parisi apparsa domenica scorsa sul Fatto Quotidiano che più di altri rende l’idea della strategia seguita dal candidato del centrodestra a Milano: “Se vincesse, Sala sarebbe bloccato dai radicalismi e dagli estremismi che sono il sostegno ideologico della stasi, dell’aria ferma, della conservazione, dell’immobilismo”, ha detto l’ex patron di Chili Tv. “Per esempio – ha aggiunto -, hanno bloccato la rigenerazione di sei aree ferroviarie dismesse perché chiedono la riconversione totale delle stesse in parchi pubblici. Col risultato che tutto è bloccato: sono passati anni e quelle aree fetide restano tali. Inutilizzate e piegate all’ideologismo del sol dell’avvenire”.
Come in altre occasioni, l’accusa rilanciata dall’ex city manager di Gabriele Albertini contro il suo principale avversario non riguarda direttamente l’ex mister Expo, bensì i suoi compagni di viaggio, quella sinistra radicale che – a detta della coalizione moderata – gli impedirebbe di amministrare la città.
IL PASTICCIO SUGLI SCALI FERROVIARI DISMESSI
Quanto combinato dalla giunta di Giuliano Pisapia sulle aree ferroviarie dismesse è emblematico dello scenario paventato da Parisi, il quale però non spiega che a causare quel pasticcio da lui citato nell’intervista concessa ad Antonello Caporale sono stati anche gli stessi partiti partiti del centrodestra che ora lo sostengono. Annunciata con grande giubilo da una nota stampa congiunta, il 18 novembre 2015 era arrivata infatti la firma all’Accordo di programma tra Comune di Milano a guida arancione (Pisapia), Regione Lombardia governata dal leghista Roberto Maroni e Ferrovie dello Stato controllata dal Governo renziano. Obiettivo del patto, riqualificare sette scali ferroviari milanesi dismessi da tempo. Peccato però che meno di un mese dopo, il 10 dicembre 2015, il consiglio comunale meneghino abbia bocciato quello stesso Accordo di programma proposto dalla giunta Pisapia con una votazione finita 23 (contrari) a 21 (favorevoli), e il piano da 130 milioni di euro di investimenti da parte della Sistemi Urbani Fs finito in soffitta. Decisive le defezioni nella maggioranza arancione di centrosinistra, con 5 consiglieri tra sinistra, socialisti, radicali e Idv che hanno votato compatti con centrodestra e 5 Stelle affossando la delibera (qui la ricostruzione del Fatto Quotidiano). Grande ispiratrice di questo progetto era stata l’ex vicesindaca Ada Lucia De Cesaris, non a caso dimessasi dalla giunta Pisapia nel luglio 2015 in aperta polemica con sindaco e assessori per l’impossibilità di portare avanti certi programmi di sviluppo.
COSA PREVEDEVA IL PROGETTO
Quasi 1 milione e 300mila metri quadrati di aree dismesse da valorizzare, riqualificare e popolare. Con nuovi insediamenti di residenza sociale (più una percentuale minima destinata a commerciale) nelle zone di Greco-Breda, Lambrate e Rogoredo, quindi una vocazione destinata alle funzioni connesse al contesto di moda e design per la zona di Porta Genova con una percentuale inferiore di residenza, infine una destinazione più ecologica e sociale per l’area San Cristoforo, che rappresenta il terminale del sistema lineare del Parco del Naviglio Grande. Nuovi immobili, nuovi spazi urbani e comuni, nuove aree verdi per dare un nuovo volto a Milano, sulla scia di Expo 2015. Ma il partito del no, la trasversale coalizione dedita a bloccare lo sviluppo delle città, si è trincerato dietro un certo ambientalismo e ha azzoppato la giunta Pisapia. E’ così sfumata – almeno per ora – la possibilità di dare lavoro a circa 22mila persone, come denunciato in un editoriale del direttore di ItaliaOggi Pierluigi Magnaschi. Si è inoltre volatilizzata, come spiegato a Linkiesta dal docente di Economia dei Trasporti al Politecnico, Marco Ponti, l’opportunità di migliorare i conti delle Fs senza che a pagare sia solo lo Stato, migliorando al contempo anche l’accessibilità alla città.
ORA IL CENTRODESTRA RILANCIA
Il progetto di riqualificazione degli scali ferroviari diventa ora un cavallo di battaglia del centrodestra, che con il suo candidato sindaco Parisi assicura di volerlo portare a termine e accusa Sala di non poterlo fare bloccato com’è dalla sinistra radicale e ambientalista che al grido “cemento, cemento!” lo rimanderebbe nel pantano. Anche il leader del Carroccio, Matteo Salvini, che a Milano è candidato come capolista della Lega Nord a sostegno di Parisi, in un’intervista al Giorno aveva biasimato Pisapia per l’inerzia su questo progetto.