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Elezioni a Milano, ecco come e perché Stefano Parisi gongola

Frenetica notte quella all’ombra della Madonnina. Milano è rimasta sveglia: il testa a testa tra Beppe Sala (41.6) e Stefano Parisi (40.8 per cento) ha tenuto con il fiato sospeso i milanesi. I due manager, insieme a Gianluca Corrado (10%), Basilio Rizzo (3,5%), Marco Cappato (1,8%), Nicolò Mardegan (1,1%), Natale Azzaretto (0,4)%, Luigi Santambrogio e Maria Teresa Baldini (0,2%), si sono contesi la poltrona di Palazzo Marino. Tra Sala e Parisi solo 5 mila voti di distanza, si va così al ballottaggio del 19 giugno.

ANDIRIVIENI DI SORRISI IN VIA WASHINGTON
Il quartier generale del centrodestra meneghino è stato il Marriott Hotel di Via Washington. Stefano Parisi è arrivato di buonora accompagnato dalla moglie Anita e dalle figlie. I suoi, capitanati da Gabriele Albertini, erano tutti lì, entravano ed uscivano dalla sala allestita per la lunga notte. Grande assente Matteo Salvini che ha preferito la storica sede della Lega (quella di via Bellerio) per seguire le proiezioni. Al Marriott stanotte c’erano anche tanti giornalisti, tanti pc accesi (e in continuo aggiornamento). Le lucine rosse delle telecamere si muovevano a intermittenza alternandosi alle scariche di flash. I cellulari squillavano senza tregua. Tensione? Forse. La si è mascherata bene, i numeri che arrivavano stemperavano l’atmosfera. Facevano sorridere. Per Stefano Parisi quel 40.8 per cento ha il sapore della vittoria: ha unito il centrodestra e gli ha regalato una possibilità quando i giochi sembravano fatti. Lo ha ammesso anche lui quando qualcuno gli ha chiesto di commentare i primi exit pool: “Per noi è una grandissima soddisfazione, abbiamo lavorato tanto e continueremo a farlo in questi 15 giorni. Nonostante il governo intero abbia fatto campagna elettorale, nonostante questo, nonostante quello, è andata benissimo”. Poi, ha aggiunto: “Siamo felici di aver riaperto una partita che pochi mesi fa sembrava chiusa. A Milano è cambiato qualcosa, i milanesi vogliono un cambiamento”. Quasi 218 mila preferenze per l’ex city manager e dunque anche personalmente è un’importante soddisfazione: “Tre mesi fa non mi conosceva nessuno, Sala ha avuto la vetrina di Expo per un anno” ha spiegato Parisi che ha poi concluso: “Dobbiamo lavorare bene nelle due settimane che verranno e convincere i milanesi ad andare a votare”. L’ex manager di Fastweb ha parlato con tutti, non si è mai tirato indietro di fronte a camere e microfoni. Neppure quando le proiezioni parlavano di cinque punti di distacco dal competitors. Ha fatto il suo, e lo ha fatto fare agli altri.

FACCE SCURE IN VIA PLINIO
Anche al 38 di via Plinio c’era un andirivieni serrato di persone. Qui, all’EnergoLab, lo staff di Beppe Sala ha allestito il proprio quartier generale per seguire lo spoglio. All’ingresso dell’edificio cronisti, fotografi, inviati tv. Tutti alla ricerca di una parola o un gesto da parte dei protagonisti di questa tornata elettorale. C’era il ministro Maurizio Martina – “sono buoni dati” ha detto – la deputata piddina Lia Quartapelle – “capisco che il centrodestra sia felice del risultato milanese perché nel resto d’Italia è stato drammatico” ha sottolineato. Qualcuno si concede, nessuno parla di debacle, tutti sostengono che il ballottaggio del 19 giugno sarà importante. Il senatore Franco Mirabelli del Pd ha aggiunto: “Sala è avanti, sapevamo che la partita sarebbe stata aperta. Abbiamo ancora 15 giorni per spiegare ai milanesi che è Sala la scelta migliore”. Il distacco tra Sala e Parisi è di meno di un punto: 220 mila preferenze per Mister Expo. Detto ciò, il candidato del Pd resta comunque in testa. C’era anche lui ieri sera in via Plinio. E’ arrivato dopo la mezzanotte, accompagnato dalla moglie Dorothy. E’ entrato a passo svelto e ha liquidato i giornalisti dicendo secco: “E’ presto per commentare, aspettiamo i risultati. Sull’affluenza? Mi aspettavo un pochino di più, ma c’è stato il ponte. Ci sta”. Neppure una parola di più, neppure quando la distanza da Parisi iniziava ad accorciarsi. Al solito insomma, nessun commento. Pare terrà una conferenza stampa oggi alle 15 in cui parlerà dei risultati.

CORRADO AL TERZO POSTO. RIZZO, CAPPATO E MARDEGAN SORRIDONO
Gianluca Corrado si è aggiudicato la medaglia di bronzo. Circa 53 mila preferenze, senza infamia e senza lode, che attestano la forza del Movimento Cinque Stelle più che quella del candidato stesso, mai troppo incisivo nel corso della campagna elettorale. Basilio Rizzo ha ottenuto poco meno di 19 mila preferenze e si è piazzato al quarto posto. Il Presidente del consiglio comunale uscente ha raccolto su di sé i voti di quella sinistra che non ha riconosciuto in Beppe Sala il suo leader. Il mondo accademico che gravita intorno a via Festa del Perdono (sede dell’Università Statale di Milano) ha giocato una partita importante. Non solo. Su Rizzo sono confluiti i voti dei “balzaniani”, di quelli che alla primarie del Pd (che sembrano lontane anni luce) hanno appoggiato il vicesindaco della giunta Pisapia Francesca Balzani appunto. A Marco Cappato invece il merito di aver riportato in alto il nome dei Radicali, con oltre 10 mila preferenze. Un quinto posto importante in questo primo turno del campionato milanese. Per Cappato si tratta di un buon risultato: si è infatti aggiudicato uno 0.1 in più rispetto al 2011 quando la lista “Bonino-Pannella” appoggiava il sindaco Pisapia. Segno che il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni ha saputo distinguersi in questi cinque anni di consiliatura. A Nicolò Mardegan sono andate poi quasi 6 mila preferenze, premio al suo coraggio e alla sua voglia di mettersi in gioco. Seguono infine Natale Azzaretto con poco più di 2 mila preferenze, Luigi Santambrogio poco meno di mille e cinquecento e Maria Teresa Baldini mille e cento.

VERSO IL BALLOTTAGGIO
E adesso? La partita del ballottaggio, quella del 19 giugno, se la giocano i “piccoli”. Vince chi riesce a portarne di più dalla sua parte, questa è la regola. E’ giunto il tempo degli accordi e delle strategie. Si vocifera che un’alleanza, quella tra il centrodestra e il M5s, fosse già in atto e, tra l’altro, su base nazionale (vedi asse Raggi-Marchini e Parisi-Corrado). Possibile che si disperda solo il consenso di qualche pentastellato della prima ora che proprio non ne vuole sapere di affiliarsi a un partito. Come se il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non lo sia ormai di default. In teoria, anche i voti di Mardegan dovrebbero spostarsi verso Parisi. D’altronde si gravita sempre intorno al centrodestra. Idem per i Fuxia People della Baldini. Quelli di Rizzo e dell’intellighenzia meneghina invece dovrebbero andare verso Sala. Stessa cosa per quelli di Azzaretto e Santambrogio. E Cappato? Potrebbe fare da ago della bilancia. I Radicali infatti non hanno mai mostrato particolari preclusioni né nei confronti del centrodestra, né in quelli del centrosinistra. Quelli di Cappato sono voti d’opinione per nulla telecomandati. Il corteggiamento potrebbe essere serratissimo. Pierfrancesco Majorino (assessore alle politiche sociali della giunta Pisapia e in quota Sala per queste amministrative) ha già fatto sapere dalle pagine del Corriere della Sera che potrebbe aprirsi un dialogo con i Radicali. Dal canto suo, anche Parisi ci ha tenuto a specificare che non ci sono preclusioni nei confronti di nessuno.

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