Aggiornamento dell’8 giugno: la ministro della Difesa italiana Roberta Pinotti, durante l’informativa sulle missioni internazionali tenuta alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, ha detto che toccava all’Italia schierare i missili, come subentro a un assetto già predisposto da un altro paese Nato. Pinotti ha aggiunto che l’Italia fornisce per l’operazione anche un velivolo di rifornimento in volo che contribuirà alla componente di Awacs (Airborne Warning and Control System).
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L’Italia avrebbe inviato in Turchia missili di tipo MEADS, ossia il Medium Extended Air Defense System. Il sistema è un programma tri-nazionale studiato nell’ambito Nato da Stati Uniti, Germania e Italia per replicare i vecchi Patriot. I media turchi hanno riportato la notizia, con tanto di foto. Sarebbero arrivati alle Gazi Barracks di Kahramanmaras, sud del paese vicino a Gazatiep, un’area particolarmente calda perché interessata sia dalle attività dei separatisti combattenti curdi, sia dalle retrovie della guerra civile siriana; ambiti in cui Ankara è impegnata in attività definite dal governo di anti-terorrismo che hanno avuto anche aspetti controversi (lassismo nei confronti dei gruppi, anche radicali, che compongono l’opposizione armata in Siria, operazioni condotte invece senza troppi scrupoli contro i curdi, che spesso hanno coinvolto i civili).
I sistemi italiani Samp-T sono arrivati in nave al porto di Iskenderun per poi proseguire su camion civili verso la destinazione finale: sempre in abiti civili il personale italiano (militare e tecnico) che li ha accompagnati.
In Turchia si trovano già sei batterie da quattro missili ciascuna di Patriot spagnoli: lo scorso dicembre Madrid ne ha prolungato il dispiegamento in una base aerea a sudest della città meridionale di Adana per tutto il 2016 nell’ambito dell’operazione Nato Active Fence, nata per difendere la Siria dalle spurie della guerra civile siriana. In quello stesso periodo Stati Uniti e Germania avevano deciso di rimuovere le proprie batterie di Patriot. L’invio dei missili italiani, già annunciato dal sito specialistico Defense News alla fine del 2015, fa parte del nuovo dispiegamento che porterà nel Mar Nero anche uno dei destroyer classe Arleigh Burke di stanza a Rota, in Spagna.
Sullo sfondo anche la volontà della Nato di ampliare il sistema difensivo dell’intero fronte orientale, da nord a sud come contenimento nei confronti della Russia. I rapporti tra Ankara e Mosca sono ai minimi storici, collegati alle diverse posizioni occupate nel complesso quadro del conflitto siriano (i russi sono il puntello del regime, i turchi lavorano per rovesciarlo) e culminati con la vicenda dell’abbattimento del Sukhoi russo da parte dei caccia turchi.