Ma, in Italia, c’è ancora qualcuno che crede ai “miracoli di Renzi”? Ma, in Italia, c’è ancora qualcuno che pensa che – fatto un decreto legge, approvato un DPCM o varato un decreto legislativo ” – dal giorno dopo cambino le regole e la prassi, nel Nostro Paese?
Un esempio su tutti. Renzi e C. hanno proclamato solennemente, quasi si trattasse di uno dei comandamenti divini, che da “domani, i furbetti del cartellino e della PA non potranno più passarla liscia”. “Verranno sospesi entro 24 ore e verranno cacciati entro un mese…” Così hanno detto, in tv ed ai giornalisti. Detto e ripetuto.
Ancora una volta, quasi tutta la stampa ha assorbito il “verbo” renziano. Solo poche voci, tra cui chi scrive e qualche “penna” di Italia Oggi, si sono permessi di dire che le cose non stanno proprio così. Innanzitutto, se siamo ancora in un paese democratico, il dipendente colpito da un provvedimento amministrativo, perché accusato di un fatto grave, potrà e dovrà difendersi non solo nei confronti del datore di lavoro e/o del dirigente che l’ha accusato, ma – ovviamente – potrà/dovrà chiedere giustizia anche e soprattutto al giudice ordinario, con procedura d’urgenza.
Quindi, un’accusa non giustificata o giustificata, potrebbe essere valutata diversamente dal nucleo di valutazione della azienda pubblica (esempio, azienda sanitaria) e dal giudice ordinario. Con ovvie ripercussioni civili ed economiche, da parte del soggetto leso, verso l’amministrazione pubblica e verso il dirigente pubblico, che abbiano agito in modo “incongruo”.
Non si tratta tanto di cartellini e di fughe dal lavoro dopo aver timbrato (nihil obstat) ma si tratta invece di contestazioni sulla qualità e quantità di lavoro svolto, sul mancato rispetto delle norme di sicurezza, sul mancato rispetto delle linee guida, sull’organizzazione del lavoro, sull’orario europeo e sui turni di lavoro, ecc. ecc. ecc. ecc… Per non parlare delle distonie esistenti tra le “norme Madia” e quelle contrattuali, pattizie, che un qualunque decreto legislativo non può annullare, senza causare una rivolta sociale. In Francia, ma forse anche in Italia.
Da almeno 15 anni chiediamo che i Governi varino dei testi unici, che mettano fine ai contenziosi infiniti nella P.A., per la distonia esistente tra il d.lgs.165/01 (con le molteplici, successive modifiche: Brunetta, Monti, Letta e Renzi) e le norme contrattuali nonché i dettati della giustizia civile, in veste di giudice del lavoro e non solo.
Testi unici sulla P.A.; testi unici sulla sanità, testi unici sui farmaci e sui dispositivi medici.
Non siamo mai stati ascoltati. Ora la Madia annuncia un “prossimo” testo unico sulla P.A.
Avrebbe dovuto emanarlo prima di fare dichiarazioni roboanti sulla “cacciata dei nullafacenti in sanità” (concetto nostro, non suo). Non solo ma, se il testo unico sarà scritto dagli stessi scribacchini cui si deve la stesura della “sua” riforma della P.A. e di alcuni recenti decreti ministeriali, una cosa sarà certa: la distonia interpretativa darà lavoro a centinaia di avvocati ed intaserà le aule dei tribunali.
Alla faccia di chi chiede una semplificazione delle regole civili e penali.