Gli avversari di Donald Trump, interni al campo conservatore, paiono ridotti alla disperazione: dopo avere pensato ad “assi nella manica” da giocare in extremis contro il magnate dell’immobiliare, come il candidato 2012 alla Casa Bianca Mitt Romney o lo speaker della Camera Paul Ryan, entrambi figure di rilievo nazionale, guardano ora, secondo voci di stampa, al senatore del Nebraska Ben Sasse o addirittura a un giornalista della National Review, David French.
Il problema è che sia Sasse sia – ancor di più – French hanno una notorietà a livello nazionale molto bassa: difficile farne candidati credibili in poco tempo, mentre Trump continua a mietere successi e ad attirare l’attenzione dei media.
Il nome di French l’ha messo in giro l’Agenzia Bloomberg: Bill Kristol, direttore del magazine conservatore The Weekly Standard, una delle persone più autorevoli della destra Usa, starebbe valutando se lanciare French nella corsa alla Casa Bianca contro i due candidati dei maggiori partiti usciti dalle primarie, Trump fra i repubblicani e Hillary Clinton fra i democratici.
French, sposato con tre figli, è un avvocato costituzionalista, reduce dell’operazione Iraqi Freedom e autore di vari libri: non sarebbe contrario all’idea, ma non avrebbe ancora preso la decisione finale. Raggiunto dai media in Israele, Kristol s’è rifiutato di confermare o meno la notizia, che sarebbe comunque positiva per la Clinton, perché renderebbe evidenti le incrinature nel fronte conservatore.
Intanto, i sondaggi indicano che l’ex first lady e lo showman sono quasi pari nelle intenzioni di voto in un’ipotetica sfida per la Casa Bianca l’8 Novembre: secondo l’ultimo rilevamento Nbc, la Clinton è avanti di due soli punti, 47 contro 45 per cento – statisticamente, è quasi un pareggio –. Il rivale di Hillary per la nomination democratica Bernie Sanders batterebbe Trump più nettamente (52 a 40 per cento), ma se il senatore fosse fuori gara il vantaggio della Clinton sul magnate salirebbe a otto punti, 51 a 43 per cento.
In attesa di acquisire, la prossima settimana, la certezza aritmetica della nomination democratica, l’ex first lady s’è intanto vista confermare il successo nelle primarie in Kentucky: Sanders, finitole dietro di pochissimo, aveva chiesto una verifica dei voti, che ha ribadito la vittoria sia pure risicata di Hillary.