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Se Putin fa la guerra cyber all’Occidente

putin russia

Fra Russia e occidente non ci sono solo la crisi in Ucraina e la questione doping. Nonostante gli sforzi diplomatici di paesi come l’Italia, le tensioni internazionali nei confronti di Putin non accennano a diminuire. Anzi. Solo pochi giorni fa, il Washington Post ha denunciato l’intrusione informatica che sarebbe avvenuta lo scorso 14 giugno ai danni del Democratic National Committee e che vedrebbe protagonisti un gruppo di hacker dell’ex Unione Sovietica.

Questo sarebbe solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi che gli esperti attribuiscono alla Federazione russa, nonostante le smentite di Mosca. Lo stesso quotidiano americano, ripreso dall’agenzia Cyber Affairs, cita altri cinque celebri episodi di violazione dello spazio cibernetico occidentale per opera di pirati informatici legati al Cremlino. Nel 2014 alcuni hacker russi si sarebbero infiltrati in server non classificati della Casa Bianca per ottenere informazioni sulle email scambiate tra il presidente Barack Obama e il suo staff. Secondo quanto riportato allora dal New York Times, gli stessi hacker si sarebbero introdotti anche nei server del Dipartimento di Stato e, in base a quanto riferito dal segretario della Difesa Ashton Carter, questi avrebbero avuto accesso anche ai server del Pentagono.

Il 23 dicembre del 2015, 230mila ucraini sono rimasti al buio dopo che degli hacker di provenienza russa hanno preso controllo di una centrale elettrica nell’ovest del Paese, aprendo in via remota gli interruttori di circuito e spegnendo il sistema di alimentazione della struttura. Qualche anno prima, nel 2007, fu l’Estonia ad essere vittima di una prolungata e massiccia ondata di attacchi che hanno intasato di traffico IP i computer di varie banche, agenzie governative e media nazionali, generando una pesante interruzione di alcuni servizi al pubblico, tra cui il prelievo di contante dai bancomat.

Nel dicembre del 2014, l’Ufficio federale tedesco per la sicurezza informatica ha annunciato che degli hacker erano riusciti a penetrare nei computer di una acciaieria e avevano preso il controllo di uno degli altoforni, impedendo ai dipendenti di bloccare l’azione spegnendolo. La rete televisiva TvMonde 5 è stata vittima nell’aprile del 2015 di una serie di offensive che hanno portato alla chiusura temporanea dei 12 canali della stazione. Nonostante gli attacchi siano stati rivendicati dal CyberCaliphate, legato allo Stato Islamico, la polizia francese aveva sostenuto allora che gli hacker fossero russi.

La somma di questi casi noti con i report delle diverse agenzie di intelligence ha fatto di molto aumentare la preoccupazione circa una possibile escalation di confilitti (non solo cibernetici) fra Stati. La stessa Nato sta correndo ai ripari e nel prossimo vertice di Varsavia il tema della risposta a questo genere di attacchi informatici rappresenterà una priorità, politica e militare. Per l’Italia si tratta di non restare ai margini di un dibattito che solo partendo dalla consapevolezza potrà far conseguire quegli obiettivi di “distensione” che il governo persegue.

Diplomazia e sicurezza sono ormai un binomio indissolubile. Il doping cyber fa meno notizia di quello sportivo ma rischia di avere conseguenze ben più rilevanti.


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