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Tutti i dettagli sul duplice assassinio a Parigi targato Isis

Un uomo, che si è poi dichiarato un combattente dello Stato islamico, ha accoltellato a morte un ufficiale della polizia intorno alle 20,30 di lunedì sera a Magnanville, un comune pochi chilometri a nord-ovest di Parigi. Successivamente s’è barricato all’interno della casa del poliziotto stesso, dove ha preso in ostaggio il figlio di tre anni e la moglie: poco dopo la mezzanotte il blitz delle teste di cuoio francesi della RAID ha ucciso l’assalitore. Sulla scena è stato trovato il corpo senza vita della donna, anche lei funzionaria di polizia (segretaria nel commissariato di Mantes-la-Jolie), mentre il bambino era incolume. Il terrorista avrebbe filmato e fotografato l’uccisione della donna, postando poi su Facebook un video di 13 minuti (girato con Facebook Live) e 15 foto riprese durante l’azione, e pare che abbia inviato gli scatti ad alcuni suoi contatti in Siria, scrive il corrispondente da Parigi del CorSera Stefano Montefiori.

Una fonte giudiziaria di Agence France Presse ha riferito che l’inchiesta è stata affidata all’antiterrorismo per tre ragioni fondamentali: l’”obiettivo’” (ossia la polizia), il modus operandi dell’assalitore e alcune delle “parole pronunciate” dall’attentatore durante il negoziato con la polizia, nel quale l’uomo avrebbe dichiarato alle forze dell’ordine di agire per conto del Califfato. Il Monde è stato il primo a dare la notizia dell’identità dell’attentatore: si chiama Larossi Aballa, aveva 25 anni ed era stato già condannato a tre anni di prigione nel 2013 per “associazione criminale con il fine di preparare attacchi terroristici”, nell’ambito di un processo su un network jihadista afghano-pakistano. Aballa era stato accusato di ricoprire il ruolo di reclutatore. In quell’occasione l’uomo sarebbe stato inserito nel database confidenziale sui potenziali criminali non condannati “Cristina” (Centralisation du renseignement intérieur pour la sécurité du territoire et des intérêts nationaux) come “fiche S”, ossia “minaccia per la sicurezza nazionale. Se dopo un anno una persona schedata non commette un reato o non ha comportamenti sospetti, la sua fiche viene eliminata, ha spiegato il Post. Aballa aveva assunto un comportamento fuori dai sospetti, aprendo una panineria con consegna a domicilio di sandwich halal, anche se negli ultimi giorni aveva postato su Facebook messaggi contro gli Europei di calcio che si stanno svolgendo in Francia. Nella sua casa è stata trovata una sorta di killing list riportante i nomi di agenti di polizia, giornalisti, personaggi pubblici, guardie carcerarie e rapper.

Nelle ore successive è arrivata anche una rivendicazione dell’agenzia Amaq News, appartenente ai media nell’orbita dell’IS, che ha definito l’omicida un combattente del Califfato. Il rivendico, come nel caso dell’attentato nel locale gay di Orlando avvenuto due giorni fa, riporta la formula insolita “sources“, ossia sembra che la notizia venga lanciata dopo aver ricevuto informazioni da alcune “fonti”: normalmente Amaq dà invece informazioni certe, essendo collegata direttamente con i comandanti di Raqqa, ed è soltanto travestita da agenzia di informazioni, quando invece è un vero e proprio megafono califfale. Questo non è un dettaglio, perché potrebbe essere la nuova semantica utilizzata dal gruppo per intestarsi azioni non pianificate a livello centrale (Amaq è stata per altro utilizzata per annunciare tutti gli attentati effettuati dai baghdadisti dopo quelli di San Bernardino in Califfornia e ha assunto un ruolo centrale nella narrativa dello Stato islamico).

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L’assassino ha atteso sotto l’abitazione il rientro del quarantaduenne poliziotto francese Jean-Baptiste Salvaing, poi le nove coltellate fatali: un gesto che somiglia molto alle richieste uscite da un audio del portavoce dello Stato islamico Abu Mohammed al Adnani, che tre settimane fa aveva invitato gli uomini dell’IS a uccidere gli infedeli per festeggiare il ramadan utilizzando qualsiasi arma a disposizione e senza necessità di un’organizzazione alle spalle (l’azione di Magnanville ricorda la “jihad dei coltelli” che da mesi sta colpendo Israele). Un banner esplicito su questo genere di gesti era stato prodotto il 31 maggio da un media dello Stato islamico in Libia. La propaganda del Califfato sta diffondendo online i soliti messaggi di commento all’attacco, intestandosi la paternità di questa azione che per il momento sembra essere opera di un “lupo solitario”, ossia un attacco non pianificato, non come quelli che hanno colpito il Bataclan. Un “wolf solo” che ha usato il proprio fanatismo e indottrinamento per rispondere alla chiamata dello sceicco portavoce del Califfo. Ancora una volta lo Stato islamico raccoglie i risultati della diffusione mediatica, si prende il risalto internazionale vitale per il proselitismo, mette la firma sul gesto di “un folle”, come l’ha definito il Parisien, che ha colpito in una banlieue tranquilla e residenziale, distante solo sessanta chilometri da una Parigi blindatissima per Euro 2016. Un altro esempio di come il confine tra “miliziani regolari” e “lupi solitari” sia ormai volatile: lo Stato islamico non ha controllo diretto su questi ultimi, che decidono piani e azioni in proprio, ma che tuttavia rappresentano una altro asset operativo dell’IS.

 


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