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Cosa faremo con Telecom, Enel e Fastweb per la banda larga. Parla Philippe Vanhille (Prysmian)

Mentre il dibattito sulla realizzazione delle reti a banda larga, sia a livello italiano che europeo, verte su questioni normative e politiche e sull’allocazione degli investimenti, poco spazio viene dato alle soluzioni tecnologiche da applicare per realizzare la rete in fibra ottica di nuova generazione prevista dal piano del governo Renzi. Dopo l’ok della Unione europea, che ha completato l’ultimo tassello perché i bandi di gara potessero proseguire senza intoppi, Philippe Vanhille, Senior Vice Presidente business Telecomunicazioni di Prysmian, leader mondiale dei cavi in fibra ottica ed unico produttore di fibra in Italia, suggerisce le scelte che l’Italia dovrà compiere adesso per non farsi sfuggire l’occasione e racconta le migliori best practice nel mondo per lo sviluppo della rete a banda ultra larga.

I CONSIGLI AL GOVERNO

“Per me è un piano ambizioso e intelligente perché crea l’opportunità per l’Italia di colmare il gap che questo paese ha accumulato rispetto agli altri. Ma per farlo bisogna ancora fare le scelte giuste”, commenta Vanhille riferendosi al piano strategico nazionale che definisce i principi base delle iniziative pubbliche a sostegno dello sviluppo della banda ultralarga dal 2014 al 2020 in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda digitale.

La società specializzata nei sistemi via cavo per l’energia e le Tlc ha partecipato recentemente al dibattito sulla “società dei gigabit” presso il Parlamento Ue invitando la Commissione e gli Stati membri a fornire un sostegno pubblico alla fibra ottica e a soluzioni realmente a prova di futuro.

Ecco cosa significa per Vanhille scegliere bene: “Non perdere tempo e soldi. Quindi partire subito con soluzioni future proof che permettano di costruire oggi, o nel breve termine, un’infrastruttura che sia già pronta ad assorbire l’esplosione che vedremo arrivare dallo scambio dei dati nei prossimi 20 anni, talmente robusta da evitare interruzioni del servizio nel futuro”.

I consigli di Prysmian puntano al superamento del concetto di neutralità tecnologica sulla quale si basa la strategia del governo. “Piuttosto che di neutralità tecnologica io parlerei di consapevolezza tecnologica. Si può decidere di fare un piano progressivo di penetrazione della fibra sul territorio, ma quello che conta di più è la consapevolezza di dove vogliamo andare. Se oggi si prendono decisioni per mettere la rete esistente nella condizione di essere pronta al tutto fibra nei prossimi anni, va bene, altrimenti se l’architettura non è pronta per andare verso questa direzione, si dovrà reinvestire, e quando si tratta di fondi pubblici è un problema”, osserva Vanhille.

COME COSTRUIRE

In concreto: “Nel nostro settore ci sono componenti passive, come cavi, fibra e connettori, di nuova generazione che permettono di ridurre il livello di investimento globale, perché sono più facili da installare, sono più piccoli, fanno guadagnare tempo e costi”.  Considerando che i costi di installazione di questi prodotti rappresentano dal 40 al 60% del costo complessivo dell’investimento in una rete, per Vanhille è necessario soffermarsi sulla scelta dei prodotti e dei fornitori: “Questi prodotti permettono di abbassare il capex (capital expenditure, ovvero le spese per capitale, ndr), garantiscono un’installazione più veloce, e abbassano l’opex (operating expenditure, la spesa operativa, ndr)”, spiega il manager ricordando che “è troppo frequente oggi comprare sul mercato prodotti che apparentemente rientrano negli standard ma in realtà sono di scarsa qualità”.

“Capisco molto bene i miei clienti, devono gestire una certa capacità di investimento che ha un limite – sottolinea il vice presidente delle Telecomunicazioni di Prysmian -. E capisco che intendono andare progressivamente verso la fibra fino al cliente. Ma la cosa certa è che tecnicamente la fibra, fino a casa, Ftth, o fino all’antenna, è l’unica soluzione del futuro”, puntualizza Vanhille.

COSA FARÀ PRYSMIAN PER L’ITALIA

I bandi pubblicati a giugno da Infratel mettono sul piatto subito 1,4 miliardi di euro per coprire 6,5 milioni di cittadini entro il 2020, in sei regioni (Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto), ed entro l’estate ne arriveranno altri per le restanti regioni. Quale sarà il ruolo di Prysmian?

“Siamo pronti a portare in Italia la nostra conoscenza globale. Gran parte degli attori italiani sono già nostri clienti storici, come Telecom Italia e Fastweb. La novità sul mercato italiano è che c’è questa spinta per far partire il mercato tramite gli operatori già esistenti, e quelli nuovi come Enel e Infratel che ad oggi non sono nostri clienti ottici. Sono partite le gare, partecipiamo ma non siamo da soli, ci sono altri fornitori con vari prodotti e varie qualità”.

Alla domanda se Prysmian fornirà componenti e competenze per la realizzazione della rete di nuova generazione, Vanhille risponde: “Oggi non siamo coinvolti nella realizzazione della rete con Enel e Infratel, per la semplice ragione che le gare sono in corso e non so ancora se abbiamo vinto qualcosa o no”.

IL CASO ITALIANO E LA RETE PUBBLICA

Dallo stabilimento Prysmian di Battipaglia ogni anno partono 9 milioni di chilometri di fibre ottiche che vanno a cablare dall’Australia agli Stati Uniti, per un totale di 60 paesi. Un’esperienza in giro per il mondo che ha permesso a Vanhille di entrare in contatto con diversi modelli infrastrutturali: “C’è più di un modo per realizzare la rete in fibra ottica. Ma una cosa è certa. Senza fondi pubblici la rete nelle campagne non si fa. Perché nel breve termine non ci sono ritorni economici sufficienti per chi investe. I fondi pubblici però si possono stanziare con un governo che rimane proprietario delle rete, ma c’è anche la possibilità di incentivare le imprese private per realizzarla”, spiega l’executive vice presidente del business telecom di Prysmian.

“Con particolare riferimento al caso italiano – continua Vanhille – il fatto di essere in ritardo e di avere una tipologia di aziende molto spalmate sul territorio, la maggior parte delle quali risiede nelle zone a fallimento di mercato, mi fa dire che probabilmente la rete pubblica sia la scelta giusta. Almeno per i prossimi 20 anni. Poi questa rete avrà un valore e si potrà sempre rivendere ad operatori telecom”.

A preoccuparsi recentemente del sistema imprenditoriale italiano è stato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che si è messo a lavoro per aggiornare la mappatura delle aree bianche, quelle poco interessanti per gli operatori privati, in modo da includere i distretti industriali, convinto che “il fiber to the factory” sia “una leva cruciale di competitività”. La nuova mappa servirà a sostenere la strategia “Industria 4.0” che sarà svelata – secondo le parole del ministro – il prossimo 5 agosto per poi trovare sbocco nella Legge di Stabilità.

Ma a beneficiarne non sarà solo il sistema industriale: “Ogni impresa ha bisogno di un collegamento a banda ultra larga e queste aziende saranno pronte a pagare per il servizio”, osserva Vanhille.

MODELLI A CONFRONTO

Tra le migliori best practice nel settore della fibra, Vanhille cita l’Austrialia. La società del governo australiano National Broadband Network (Nbn) ha affidato qualche anno fa a Prysmian la commessa per la progettazione e fornitura dei cavi in fibra ottica per la realizzazione di una rete nazionale a banda larga, con l’obiettivo di collegare il 93% degli edifici residenziali e commerciali del territorio australiano. “Il fatto di partire a livello di governo ha creato una dinamica sul mercato che ha attirato anche aziende private – commenta Vanhille – perché oltre al Nbn ci sono almeno un paio di aziende che stanno realizzando la propria rete in maniera eccellente. Il risultato sarà una rete di ottima qualità capace di resistere per almeno 30 anni, un esempio unico che parte dall’alto del governo, come hanno fatto i giapponesi e i coreani molto prima”.

Un altro esempio è quello della Francia dove il governo ha deciso di realizzare un sistema che dà alle aziende la possibilità di ricevere i fondi pubblici per realizzare l’infrastruttura nelle zone a fallimento di mercato, creando allo stesso tempo una concorrenza molto forte tra 3-4 operatori. “È un altro caso di visione a lungo termine – commenta Vanhille -. Nessuno in Francia parla di rame da almeno 5 anni. Attorno a questo sistema francese ruotano anche altri esempi interessanti, come il modo che hanno di gestire la formazione degli installatori per garantire la solidità della rete nel tempo”.

L’INTRAPRENDENZA DI GOOGLE

Diversa la natura dell’azione degli Ott. “In America Google ha deciso di fare una rete tutta sua sfruttando la capacità pervasiva del suo servizio”, racconta Vanhille. Ecco come: “Monitorando le abitudini della popolazione in rete, gli esperti di Google sono capaci di captare la richiesta di banda in un determinato quartiere di New York, che poi andranno a cablare portando rigorosamente la fibra fino a casa. Nessuno in Google per farlo penserà di usare la rete esistente in rame. Quello che loro fanno su piccola scala e per utenti di alto livello, ci dà l’idea della tecnologia del futuro”.

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