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Baton Rouge, tutte le baruffe tra Donald Trump e Hillary Clinton

L’uccisione di tre agenti, e il ferimento di altri tre, ieri, a Baton Rouge, in Louisiana, è benzina sul fuoco per la convention repubblicana, che si apre oggi a Cleveland, nell’Ohio, in un clima di tensione e di preoccupazione, al di là della consueta cornice da kermesse strapaesana. Nello scontro a fuoco, la cui dinamica non è ancora chiara, uno dei killer è stato abbattuto, due sarebbero riusciti a fuggire.

Il candidato repubblicano Donald Trump, che dalla convention riceverà l’investitura ufficiale, imputa quanto successo a Baton Rouge, dieci giorni dopo la strage di poliziotti a Dallas, “alla mancanza di leadership nel Paese”, riferendosi al presidente Barack Obama. “Piangiamo i tre agenti uccisi a Baton Rouge. Ma quanti membri delle forze dell’ordine e persone devono morire per la mancanza di leadership nel nostro Paese? Chiediamo legge e ordine”, ha twittato, riproponendo lo slogan di recente adottato.

La reazione incendiaria di Trump ai fatti di Baton Rouge, dove l’uccisione quasi a freddo di un nero da parte della polizia, ai primi di luglio, ha innescato le tensioni razziali in tutta l’Unione, contrasta con quelle di Obama e della candidata democratica Hillary Clinton. Il presidente dice: “Tutti gli americano debbono ora concentrarsi sulle parole e sulle azioni che possono unire questo Paese […] Dobbiamo moderare le nostre parole ed aprire i nostri cuori”.

Obama esorta tutti a calmare i toni “anche in vista delle convention che stanno per aprirsi” – la prossima settimana, ci sarà quella democratica a Filadelfia – . Obama ha anche puntato il dito contro i media che “talvolta amplificano le divisioni”.

La Clinton ricorda che “un attacco agli agenti e un attacco a tutti noi senza alcuna giustificazione possibile per la violenza, l’odio, verso uomini e donne che mettono la loro vita a rischio ogni giorno. Non dobbiamo voltarci le spalle l’un l’altro. Non dobbiamo essere indifferenti tra di noi. Dobbiamo tutti restare uniti per respingere la violenza e rafforzare le nostre comunità”.

SICUREZZA, MA PURE ARMI A CLEVELAND

La convention di Cleveland durerà quattro giorni e vedrà l’ufficializzazione della nomination di Trump, non senza “mal di pancia”, perché il magnate è indigesto all’establishment del partito – molte, infatti, le assenze di rilievo – .

Le misure di sicurezza sono altissime per prevenire possibili violenze, specie dopo l’annuncio delle cosiddette “Nuove Pantere Nere” (organizzazione in difesa dei neri nata dalle ceneri dell’originale della fine degli Anni 60) che saranno presenti all’esterno della convention e saranno armate: lo consentono il II emendamento della Costituzione (approvato il 5 dicembre 1791) e la legge dell’Ohio (una norma che permette di girare in pubblico con armi cariche, come in Texas).

La polizia ha costruito una barriera (un po’ come il muro che Trump vorrebbe innalzare al confine con il Messico) alta 2,5 metri intorno alla “Quicken Loans Arena”, al cui interno si svolgerà la convention, e ha chiuso alla circolazione le strade vicine. Migliaia gli agenti armati schierati.

Cleveland, che ha circa 400.000 abitanti, si e’ assicurata per 50 milioni di dollari contro i danni derivanti da eventuali proteste. Le strade sono tutte isolate con barriere di cemento e elicotteri pattugliano dal cielo l’area che si affaccia sul lago Erie. Diversi aerei civili sorvolano la zona trainando striscioni con slogan pro Trump e soprattutto anti-Hillary.

Il governatore dell’Ohio John Kasich, repubblicano, che fu fra i più ostinati antagonisti di Trump per la nomination, ha bocciato la richiesta dei sindacati di polizia di Cleveland di sospendere temporaneamente la legge statale che consente di girare in pubblico con armi cariche.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)



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