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Come è nata la bocciatura della Corte costituzionale della norma anti badanti

La Corte Costituzionale ha bocciato la c.d. norma anti-badanti, inserita dall’allora onnipotente ministro Giulio Tremonti in una manovra economica nel 2011, per compiacere i suoi amici della Lega che avevano presentato dei progetti di legge dello stesso contenuto. Di che cosa si trattava? La materia era quella dei trattamenti ai superstiti. Nel caso in cui una persona con età superiore a 70 anni avesse convolato a giuste nozze con una più giovane di 20 anni, la pensione di reversibilità sarebbe spettata al coniuge sopravvissuto solo se il matrimonio fosse durato almeno 10 anni. Altrimenti, l’assegno sarebbe stato sottoposto ad un taglio del 10% per ogni anno in meno. Perché venne subito definita la norma ‘’anti-badanti’’ anche se, ovviamente, si applicava a chiunque si fosse trovato in quelle condizioni a prescindere dalla cittadinanza italiana o straniera. La logica era banalmente fondata su di un pregiudizio: il vecchietto viene irretito dalla prosperosa badante ucraina a cui i figli l’hanno affidato, si convince a sposarla e a lasciarla sua erede. E’ noto che i figli non possono essere diseredati, ma una moglie ha sempre diritto ad una quota del patrimonio del de cuius. La Consulta (relatrice Silvana Sciarra) ha giustamente rilevato che una norma siffatta era lesiva della libertà e della volontà delle persone; e che non può essere fissato un limite di età per godere degli affetti di una persona. Il bello è che ad agire in giudizio e ad ottenere il rinvio alla Corte non era stata una badante moldava o guatemalteca (ricordate il lamento di Federica Guidi con il compagno?), ma una distinta signora italiana che aveva sposato, quando lui era in età avanzata, un illustre storico, già senatore della Repubblica, curandolo ed assistendolo con affetto negli ultimi anni di vita. Una volta tanto possiamo affermare che giustizia è stata fatta.

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Di solito quando un partito subisce una scissione, sono le minoranza ad andarsene. Non è così in Scelta civica. A scindersi sono i leader. E’ avvenuto con il fondatore, Mario Monti. Poi la storia, iniziata appunto con una tragedia (l’abbandono del Professore), si è ripresentata sotto forma di farsa. A togliere il disturbo è stato il segretario Enrico Zanetti, il quale si è associato a Denis Verdini, portandosi appresso una pattuglia di deputati e il simbolo del partito.

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Si sta ancora discutendo se il nuovo raggruppamento si chiamerà ‘’Scelta alata’’ oppure ‘’Ala civica’’. Intanto – come è stato fatto notare – Verdini piazza un suo rappresentante nel governo, come vice ministro dell’Economia. Sorci verdi(ni) per la sinistra dem, che si era messa tranquilla.

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Il 14 luglio di quest’anno, a Nizza, la Bastiglia l’hanno ‘’presa’’ i terroristi.

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