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Reddito di cittadinanza, tutte le incognite a 5 Stelle

Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio

Il reddito di cittadinanza, il primo punto del programma del Movimento 5 Stelle, si prepara ad affrontare la discussione parlamentare. Il disegno di legge dei grillini prevede una elargizione statale “finalizzata a contrastare la povertà la disuguaglianza e l’esclusione sociale”. Nella relazione al ddl si legge che “il livello ideale, futuro e auspicabile, coincide con l’attuazione del reddito di cittadinanza universale, individuale e incondizionato, ossia destinato a tutti i residenti adulti a prescindere dal reddito e dal patrimonio”.

I NUMERI

Facendo due conti, poiché il reddito di cittadinanza vale circa 10 mila euro l’anno (netti), moltiplicandolo per 50 milioni di cittadini italiani, il costo sarebbe di 500 miliardi l’anno, un quarto del pil. Qualcuno deve essersi accorto che costa troppo, così, in attesa di dare attuazione piena all’Idea, per il momento si ripiega su una versione più modesta (costo 15/20 miliardi). I 10 mila euro saranno garantiti solo per gli adulti disoccupati o sottoccupati o comunque con reddito inferiore a tale cifra. Se non è il paese della cuccagna è comunque un bel regalo.

LE AMENITA’

Finalmente qualcosa di sinistra! Ma leggendo il ddl, oltre allo spreco di solidarietà e buonismo, ingenuità fanciullesche e deliri statualistici, emerge anche un approccio vagamente nazista. Lo Stato d’altronde si deve pur tutelare contro i furbetti! Così l’articolo 2 prevede la schedatura dei cittadini beneficiari del reddito di cittadinanza: un fascicolo personale elettronico raccoglierà tutte le informazioni provenienti dall’Agenzia delle entrate, dall’Inps, dai centri per l’impiego, dai comuni e da una serie lunghissima di enti pubblici.

CONCLUSIONE

Inoltre il beneficiario è obbligato a dare “immediata disponibilità al lavoro presso i centri per l’impiego” ad accettare corsi di formazione e colloqui psico-attitudinali, a impegnarsi in corvée di almeno otto ore settimanali organizzate dal Comune, in alcuni casi sarà inserito in progetti di “reinsediamento agricolo di aree remote” (non ricorda la rivoluzione culturale di Mao?). Chi non ottempera a queste prescrizioni o non accetta tre proposte di impiego decade dal diritto a reddito di cittadinanza. Per chi dichiara il falso si prevedono fino a sei anni di carcere.

(Pubblicato su Italia Oggi/ MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


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