Ci sono voluti vent’anni. Il primo ministro che tentò di approntare una riforma dei porti fu Pietro Lunardi, nel primo governo Berlusconi, poi il dossier passò di mano in mano da Altero Matteoli a Corrado Passera fino a Maurizio Lupi che ne ha disegnato lo schema su cui poi è proseguita l’opera di Graziano Delrio. Adesso la riforma dei porti è diventata reale con l’approvazione ieri del decreto legislativo e del Piano Strategico nazionale ad opera del Consiglio dei Ministri.
IL COMMENTO DI DELRIO
“Le azioni previste dal decreto – ha commentato il ministro Delrio – consentiranno ai porti italiani di diventare un sistema più capace di creare occupazione e sviluppo economico. Azioni nel segno di una forte semplificazione ed efficienza, con gli sportelli unici amministrativo e doganale, e nel segno di una nuova governance con 57 porti di rilievo nazionale coordinati da 15 Autorità di sistema portuale che, sul modello dei maggiori porti europei, verranno guidati da un board snello e da un presidente con ampia facoltà decisionale”.
GLI OBIETTIVI DELLA RIFORMA
Prevista inoltre, ha continuato il ministro delle Infrastrutture, “una forte centralizzazione delle scelte strategiche, che eviti la competizione tra porti vicini, e stimoli invece la cooperazione affinché i porti italiani si collochino in un contesto europeo”. Quindi una riorganizzazione che porterà “efficacia al Sistema Paese, con l’Italia che interpreta pienamente la sua geografia come molo a Sud dell’Europa, al centro del Mediterraneo”. Il decreto punta sulla competitività dei nostri porti e in particolare sui quattro corridoi ferroviari Ten-t e con 8 mila chilometri di coste, come porto europeo nel Mediterraneo.
SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA
Rispetto agli attuali 113 procedimenti amministrativi, svolti da 23 soggetti, il decreto prevede l’istituzione di due sportelli che abbasseranno drasticamente i tempi di attesa, lo Sportello Unico Doganale per il Controllo sulla merce, che già si avvale delle semplificazioni attuate dall’Agenzia delle Dogane, e lo Sportello Unico Amministrativo per tutti gli altri procedimenti e per le altre attività produttive in porto non esclusivamente commerciali.
LE NUOVE AUTORITA’
I porti di rilevanza nazionale sono in tutto 57 i e vengono riorganizzati nelle nuove 15 Autorità di Sistema Portuale, centri decisionali strategici con sedi nelle realtà maggiori, ovvero nei porti definiti ‘core’ dalla Comunità Europea. Le Autorità di sistema portuale sono relative agli ambiti: Mar Ligure Occidentale, Mar Ligure Orientale, Mar Tirreno Settentrionale, Mar Tirreno Centrale, Mar Tirreno Meridionale Jonio e dello Stretto, Mare di Sardegna, Mare di Sicilia Occidentale, Mare di Sicilia Orientale, Mare Adriatico Meridionale, Mar Jonio, Mare Adriatico Centrale, Mar Adriatico Centro Settentrionale, Mare Adriatico Settentrionale, Mare Adriatico Orientale. Alle 15 Autorità di Sistema Portuale viene affidato un ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area. Avrà funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni pubbliche. Stretta la relazione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in particolare per il Piano Regolatore di Sistema Portuale e i programmi infrastrutturali con contributi nazionali o comunitari. Le Regioni possono chiedere l’inserimento nelle Autorità di Sistema di ulteriori porti di rilevanza regionale.
LA RIORGANIZZAZIONE DELLA GOVERNANCE
L’Autorità di Sistema Portuale sarà guidata – è questa la grande novità – da un board snello, ristretto a pochi manager, da 3 a 5, e dal “Comitato di gestione” con il ruolo di decisore pubblico istituzionale. Il Comitato di gestione è guidato da un presidente manager, di comprovata esperienza nell’economia dei trasporti e portuale e con ampi poteri decisionali. Viene scelto dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti d’intesa con la Regione o le Regioni interessate dall’Autorità di sistema. Rispetto ai precedenti Comitati Portuali, con limitata capacità decisionale, si passa da circa 336 membri a livello nazionale a 70 persone che dovrebbero agire con più efficacia. I rappresentanti degli operatori e delle imprese faranno parte, invece, degli “Organismi di partenariato della Risorsa Mare con funzioni consultive: potranno partecipare al processo decisionale, non potranno più votare atti amministrativi. Per garantire la coerenza con la strategia nazionale verrà istituita una “Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di Sistema Portuale”, istituzionalizzata e presieduta dal Ministro, vi sarà una programmazione nazionale delle scelte strategiche e infrastrutturali, fino a definire un Piano regolatore portuale nazionale.
I DIECI OBIETTIVI DEL PIANO
Il Piano del Ministro Delrio fissa in particolare 10 obiettivi precisi: misure per semplificazione e snellimento, competitività e concorrenza, accessibilità, integrazione del sistema logistico, potenziamento delle infrastrutture, innovazione, sostenibilità, certezza delle risorse, coordinamento nazionale, nuova governance. Molte le azione già realizzate già quest’anno. Tra queste, l’innovazione nella logistica, con l’opera di coordinamento unico dei provvedimenti tra Agenzia e Mit, il potenziamento dello sdoganamento in mare, con l’Agenzia delle Dogane, oggi attivo in 17 porti, l’incremento dei “fast corridor”, 16 attualmente in funzione per oltre 1.400 container. Nel Pon Infrastrutture e Reti 2014-2020 inoltre sono stanziati 63 milioni di euro sono destinati alla realizzazione della Catena Logistica Digitale. Sull’ultimo miglio ferroviario continua l’attuazione del Contratto di Programma RFI, capitolo “Ultimo Miglio porti”. Sono state insediate le Cabine di Regia territoriale in tutte le 5 Regioni Obiettivo Coesione per le Aree Logistiche Integrate, tra porti, aeroporti, interporti e infrastrutture, e si stanno firmando i Protocolli di Intesa con tutte le Regioni del Sud beneficiarie del Pon, mentre si sta avviando la selezione concertata degli interventi prioritari.
LA SCELTA DEI PRESIDENTI DELLE NUOVE AUTORITA’ PORTUALI
Il Piano Delrio è stato accolto, almeno a parole, favorevolmente sia dagli armatori che dai sindacati, anche se il vero nodo saranno le nomine dei presidenti delle Autorità Portuali. Meno poltrone, meno conflitti d’interesse e i porti che, di fatto, verranno “nazionalizzati” perché saranno il Ministro a scegliere di raccordo con le Regioni i numeri uno delle nuove autorità. La gara alla poltrona è già partita. Non a caso a cdm finito la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani ha già messo il cappello per il porto di Trieste spendendo il nome di Zeno D’Agostino. “La nostra è stata un’ottima scelta, che ha saputo anticipare nei fatti lo spirito della riforma ed è evidente che – ha spiegato Serracchiani – non c`è motivo per cambiare comandante quando la nave va nella direzione giusta”. Certo, se tutti presidenti di Regione si muovessero con questa determinazione Delrio avrebbe seri problemi a far vedere che la plancia di comando è nelle sue mani. Ma questa è tutta un’altra storia.