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Cosa (non) dice la stampa in Turchia delle cose turche di Erdogan

Erdogan

A una settimana dal fallito tentativo di rovesciare il governo islamista guidato dall’Akp, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che “il Paese sarà posto in stato di emergenza per i prossimi tre mesi, in riposta al fallito colpo di stato”, riporta Al-Jazeera.
Erdogan ha affermato che la decisione è stata presa in seguito a un incontro tenuto con i membri del consiglio nazionale di sicurezza, al fine di “rimuovere rapidamente tutti gli elementi dell’organizzazione terroristica coinvolta nel golpe”. La Turchia ha invocato, cioè, l’articolo 120 della costituzione, secondo cui lo stato di emergenza può essere dichiarato fino a sei mesi, “in caso di un serio deterioramento dell’ordine pubblico, causato da atti di violenza”.

IL PROCESSO A MEZZO STAMPA

Che la decisione di dichiarare lo stato di emergenza sia stata presa per “rimuovere tutti gli elementi dell’organizzazione terroristica coinvolta nel golpe” dimostra che in Turchia l’Akp e i suoi sostenitori un colpevole l’hanno già individuato: l’imam Fetullah Gulen, un tempo sostenitore di Erdogan, oggi suo acerrimo nemico. Eppure, risulta difficile credere che la colpevolezza di un individuo possa essere stata accertata proprio nei giorni in cui la magistratura fa fatica a svolgere il suo lavoro, causa gli arresti e i licenziamenti di massa che hanno colpito anche il potere incaricato di far rispettare la giustizia.

Se la magistratura non ha ancora emesso alcuna condanna, però, in compenso ci ha pensato la stampa turca, o almeno quello dichiaratamente filo-governativa. Il quotidiano Daily Sabah, sostenitore dell’Akp, scrive: “Il governo turco ha fatto la scelta di sospendere gli impiegati sospetatti di avere lagmi con FETÖ, l’organizzazione terroristica gulenista, dopo il tentato colpo di stato. L’organismo di controllo dei media turchi, martedì, ha privato dell’autorizzazione (ad andare in onda) tutti i programmi radio e televisivi che hanno legami con FETÖ […] i cui membri sono accusati di aver orchestrato il fallito golpe del 15 luglio”. E ancora, “il 15 luglio, un piccolo gruppo di militari legati all’organizzazione terroristica gulenista ha cercato di rovesciare il governo turco democraticamente eletto e applicare la legge marziale”. In altre parole, Daily Sabah ha già emesso la sua condanna, decretando con certezza il coinvolgimento dei gulenisti nel tentativo di rovesciare il governo.

Al contrario, Hurriyet, quotidiano laico, invece di raccontare il tentato di golpe dando per scontata la colpevolezza dei seguaci dell’imam Gulen, ha dato spazio alla notizia secondo cui “il parlamento turco lancerà un’inchiesta la prossima settimana”. “È sensato che il parlamento cerchi di fare chiarezza”, prosegue il quotidiano citando un membro del governo.

L’INVERSIONE DEI RUOLI

La storia contemporanea turca insegna che l’esercito è ultimo baluardo di una Turchia che stenta a essere secolare e sembra aver rinnegato quei precetti, le cosiddette frecce del kemalismo, su cui Kemal Ataturk ha fondato lo stato turco, dopo aver abolito il califfato. Negli ultimi anni, poi, la Turchia di Erdogan, figura da molti assimilata a quella del sultano, non solo ha dato prova di muovere, e sempre più velocemente, verso l’islamizzazione, ma anche di essere piuttosto incline a rinnegare lo stato di diritto e, con esso, la tutela delle libertà fondamentali.
Non a caso, durante la proclamazione del tentato golpe, l’esercito ha dichiarato di prendere il potere per poter ristabilire l’ordine democratico e la libertà.

Stando a quanto riportato da Daily Sabah, invece, le cose sembrano stare diversamente. Secondo il quotidiano a garantire e tutelare l’ordine democratico, cui l’esercito avrebbe cercato di attentare, è proprio il governo dell’Akp. “Il presidente Erdogan e il primo ministro Yildrin ha chiamato i cittadini a scendere in strada a tutela della democrazia […] contro il tentato colpo di stato”.

LA MANCATA TUTELA DEI DIRITTI UMANI

Un aspetto che non sembra trovare spazio tra le righe di Daily Sabah è quello inerente i diritti umani. Non un accenno alla possibilità che le misure adotatte da Erdogan, in risposta al tentato golpe, rischino di intaccare ulteriormente un grado di tutela già di per sé decadente.
A dedicare maggiore attenzione al tema è, invece, Aydinlik Daily, quotidiano schierato dalla parte del Partito dei lavoratori. In un articolo, la testata da conto dei risultati emersi da alcuni sondaggi e secondo cui “una quota crescente della popolazione turca crede che la librtà di espressione e i diritti umani siano in declino”. L’articolo prosegue evidenziando come ci sia una notevole differenza tra le risposte fornite dall’elettorato pro-Akp e quello che supporta l’opposizione. “Tra gli elettori dell’Akp solo il 28 per cento ha confermato che le persone in Turchia non possono esprimere le proprie opinioni, mentre tra chi vota i partiti dell’opposizione a supportare questa posizione è il 75 per cento”.

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