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Terrorismo, migrazioni, sicurezza. Il dibattito all’East Forum

“Quello migratorio è un fenomeno inevitabile, rispetto al quale non si può essere contro”. Così ha esordito Giuseppe Scognamiglio, editore della rivista Eastwest, durante l’apertura dell’East Forum 2016, evento dedicato a migrazioni, integrazione e sicurezza. E ancora, “un milione di persone rappresenta certamente una crisi, ma non un’emergenza”, ha proseguito Stephane Jaquement, rappresentante regionale per il sud Europa dell’Unhcr, in riferimento al numero di persone giunte nel 2015 in Europa, attraversando la Grecia e la Turchia.

Esperti del settore si sono riuniti, ieri mattina, nel cuore di Roma per discutere di immigrazione, un tema intorno al quale, ultimamente, il Vecchio continente sta rischiando di sgretolarsi. L’incontro, promosso dalla rivista Eastwest, in collaborazione con Unicredit e l’European council on foreign relations, si è articolato in tre panel, moderati dalla giornalista Myrta Merlino, e alla fine dei quali Giuseppe Scognamiglio e Romano Prodi si sono scambiati alcune battute conclusive.

I TRE PANEL
Il primo panel, in occasione del quale hanno preso parola Ismail Yesil (legal advisor presso l’Afad, autorità turca per la gestione dei disastri e delle emergenze), Domenico Manzione (Sottosegretario di Stato presso il ministero degli Interni) e Stephane Jaquement (rappresentante regionale per il sud Europa dell’Unhcr), si è concentrato sul dilemma dell’immigrazione in Europa. Il secondo, invece, durante il quale sono intervenuti Franco Roberti (Procuratore nazionale antimafia) e Michèle Coninsx (Presidente di Eurojust), si è focalizzato sul binomio immigrazione-sicurezza. Infine, nel panel conclusivo, Erik Nielsen (Global Chief Economist di Unicredit), Anton Borner (Presidente di Bga) e Jean-Christophe Dumont (Capo della divisione migrazione internazionale dell’Ocse) hanno discusso del legame tra migrazioni e crescita economico-demografica.

ALCUNI MITI DA SFATARE SU MIGRAZIONE E SICUREZZA
Negli ultimi mesi, l’Europa è stata non solo meta di massicci flussi migratori, ma anche teatro di attentati sanguinosi che l’hanno scossa nel profondo.

A tal proposito, Franco Roberti ci ha tenuto a fare chiarezza, precisando che “al momento non c’è rischio che i terroristi possano viaggiare tramite i flussi migratori”. Al contempo, però, “il terrorismo trae e come vantaggio dai flussi migratori […] ed è altrettanto verosimile che i migranti, dopo gli sbarchi, possano sposare la via della radicalizzazione”, ha proseguito Roberti.

UN QUADRO NORMATICO COMUNE
Secondo il Procuratore, che più volte ha sottolineato il ruolo di primo piano giocato dall’Italia nel combattere il terrorismo islamista, poiché forte anche dell’esperienza maturata dalle autorità competenti nel combattere il terrorismo che per anni abbiamo avuto in casa nostra, per poter fare ancora meglio è necessario “elaborare un quadro normativo internazionale e comune di riferimento”. Questo, infatti, faciliterebbe quel “coordinamento investigativo” che è risultato fondamentale nel cercare di tenere il terrorismo fuori dall’Europa.

Della stessa opinione è anche Michèle Coninsx, secondo cui “per combattere fenomeni che si presentano come globali, è necessario sposare approcci altrettanto globali”. Anche il presidente di Eurojust è del parere che c’è bisogno di “un quadro giuridico armonizzato e di un crescente coordinamento”. Secondo Coninsx, poi, il la coesione non è da relegarsi ai confini dell’Europa, bensì da estendersi anche a quelle regioni extra-europee il cui contributo diventa imprescindibile nel contrastare il terrorismo islamista.

IL MONEY TRANSFER
Altro terreno sui cui bisogna lavorare per contrastare il terrorismo, è quello dei finanziamenti. “Dall’undici settembre a oggi non c’è stata tragedia (intesa come attacco terroristico) che non sia stata preceduta da politiche di money transfer. Il contrasto al finanziamento (delle organizzazioni terroristiche) è fondamentale”, ha dichiarato Roberti. “E dal momento che ci sono paesi che finanziano e sostengono logisticamente i terroristi, allora la questione è anche politica e non solo giuridica”, ha proseguito il Procuratore.

IL TRADE OFF TRA LOTTA AL CYBER CRIME E TUTELA DELLE LIBERTÀ PERSONALI
Secondo Roberti “le indagini sul web sono la nuova frontiera della lotta alla criminalità, poiché è lì che avviene la radicalizzazione”. In altre parole, data l’importanza che i media hanno assunto nella costruzione del califfato guidato dal Abu Bakr al-Baghdadi, a differenza di altre organizzazioni terroristiche, prima tra tutte al-Qaeda, è fuori discussione pensare di non fronteggiare la minaccia terroristica anche sul web. Il punto, però, è che la situazione si complica laddove sorge il trade-off tra lotta al cyber crime e tutela delle libertà personali. A tal proposito, Coninsx ci ha tenuto a precisare che “Eurojust ha sempre preferito un approccio bilanciato, rispettoso dello stato di diritto”. A farle eco il Procuratore Roberti, secondo cui l’Italia ha sempre rintracciato la giusta misura anche quando era impegnata a combattere il terrorismo in casa propria: “Abbiamo lottato contro il terrorismo interno senza comprimere le libertà personali. In questo dobbiamo essere un modello anche per la lotta al terrorismo internazionale”.

QUELLA XENOPOBIA CHE STA DISTRUGGENDO L’EUROPA
Che le migrazioni, e tutti i presunti mali a esse connessi, siano divenuti il cavallo di battaglia dei populismi che avvelenano la politica è ormai chiaro, secondo molti relatori. Si pensi al ruolo che il tema dell’immigrazione ha avuto nel determinare la vittoria della Brexit, all’avanzata di esponenti politici come Marie Le Pen in Francia e Frauke Petry in Germania o, ancora, alla chiusura delle frontiere all’interno di quell’Europa che al momento è tutto fuorché unita. In altre parole, è sotto il peso di sentimenti come la xenofobia e l’intolleranza, generati da una percezione alterata di quello che le migrazioni sono realmente, che l’Europa unita si sta sgretolando.

Secondo Romano Prodi “le cose oggi sono diverse, perché la leadership è cambiata, portando con sé l’Europa della paura”. Secondo l’ex presidente della Commissione europea, “il vero problema non sta nei numeri che caratterizzano i flussi migratori, ma nell’assenza di regolamentazione”. All’assenza di una corretta regolamentazione del fenomeno si somma anche la mancanza di una volontà politica capace di sfruttare adeguatamente le risorse di cui disponiamo, ma che non sono messe al servizio delle soluzioni strutturali di cui c’è bisogno.

Per come stanno le cose, “siamo passati da una fase in cui l’Europa volevamo farla, a una fase in cui dobbiamo farla”, ha affermato l’ex presidente della Commissione europea. Se in passato, cioè, siamo stati liberi di scegliere, oggi non abbiamo più la facoltà di decidere cosa fare dell’Europa, perché “gli Stati membri, da soli, un futuro non ce l’hanno”.

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