Prima la scelta del presidente Arcigay di Torino per il nuovo assessorato (declinato plurale) alle Famiglie, poi l’inserimento nel programma quinquiennale di governo comunale di un obiettivo inedito come la promozione della dieta vegetariana e vegana. Sin da queste prime mosse (compreso l’invito all’ex ministro Francesco Profumo a lasciare la poltrona della Compagnia San Paolo) la neo sindaca 5 Stelle di Torino Chiara Appendino ha voluto lanciare il messaggio mediatico di una svolta radicale alla guida della città sotto la Mole, seguendo un preciso canovaccio di storytelling. L’ultimo esempio è proprio la (per alcuni bizzarra) scelta di inserire tra le finalità principali dell’amministrazione cittadina la promozione del mangiare vegano e vegetariano, un’idea che ha sollevato un polverone mandando su tutte le furie produttori di carne e ristoratori e creando qualche imbarazzo non preventivato.
IL PROGRAMMA VEG DELLA GIUNTA
“La promozione della dieta vegana e vegetariana sul territorio comunale come atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente, la salute e gli animali”. Si legge proprio così nel “Programma di governo per la Città di Torino 2016-2021” pubblicato qualche giorno fa sul sito istituzionale del Comune. Per la precisione, il riferimento si trova a pagina 26 del documento (qui il link), nell’ambito delle iniziative per la promozione della cultura ambientale inserita tra le azioni di breve periodo. Quelle quindi da adottare subito, data la loro (apparente) urgenza. “L’esigenza di inserire la promozione della dieta veg – ha scritto il Corriere della Sera, che per primo ha dato la notizia – nasce in una città particolarmente recettiva nei confronti di questa tematica, in cui negli ultimi anni i ristoranti vegani e vegetariani sono diventati oltre 30 e si sono moltiplicate le gastronomie e i negozi che forniscono piatti pronti e alimenti biologici”. Ai piedi delle Alpi è nato nel 2001 il Veg Festival, lì c’è una sensibilità molto accentuata sul tema, tanto che la filosofia veg sta contagiando anche il settore dell’abbigliamento. La spinta a bandire la carne rientra poi nella più ampia strategia di “sostegno a stili di vita più sostenibili in modo diretto”, nell’ambito della promozione di una cultura ambientale che la sindaca Appendino ha affidato alla neo assessora Stefania Giannuzzi.
CHI E’ L’ASSESSORA VEG DI TORINO
Trentotto anni, laureata in Scienze naturali all’Università di Torino, volontaria Enpa e guida naturalistica, Stefania Giannuzzi è la giovane donna a cui la Appendino ha affidato l’assessorato all’Ambiente (che racchiude diverse deleghe, tra cui la Tutela degli Animali), un ruolo chiave per un Movimento green e ambientalista come quello dei 5 Stelle. Tra le sue esperienze professionali citate sia nel suo profilo Linkedin che nel curriculum pubblicato dalla sindaca spiccano gli incarichi di funzionario tecnico ambientale alla Provincia di Torino, ricoperto tra il 2005 e il 2010 quando l’ente era presieduto dal pd Antonio Saitta, e di funzionario nella gestione dei programmi europei in Regione Piemonte tra il 2010 e il 2015, quindi per tutta la legislatura del governatore leghista Roberto Cota e per il primo anno di Sergio Chiamparino del Pd. Insomma, una consulente bipartisan – con all’attivo diversi lavori anche nel mercato privato – che ha pure collaborato con la tanto odiata (dai grillini) Commissione europea come valutatrice di progetti in quel di Vienna. “Io sono vegetariana da 20 anni – ha detto la Giannuzzi al Corriere della Sera – ma il programma è stato scritto prima che io arrivassi. Semplicemente, ho voluto allargare il concetto, da etico a 360 gradi. Che la questione alimentare sia anche di impatto ambientale non lo dico io. Lo dicono la Fao e l’Onu”.
LE PROTESTE E LE PRECISAZIONI
Anche una vegetariana convinta come la Giannuzzi si è però dovuta affrettare a precisare le sue reali intenzioni davanti a un’alzata di scudi come quella che ha fatto seguito alla pubblicazione della notizia. Alla Stampa la neo assessora ha spiegato che, nonostante nel programma del Comune ci sia tra gli atti fondamentali la promozione della dieta vegetariana e vegana, “non vogliamo imporre a nessuno una dieta vegana o vegetariana”. Pensa a una riproposizione del Veg Festival e a “momenti simbolici”, magari “una giornata dove si invitano i cittadini a non consumare carne spiegando le ragioni di questa scelta ma chiarendo anche che si tratta di una partecipazione assolutamente volontaria e che nulla sarà imposto”. Parole però che invece di stemperare gli animi hanno contribuito ad accenderli. Dall’Associazione macellai di Torino (“il Comune faccia un passo indietro, perché questa linea di pensiero potrebbe causare effetti collaterali negativi non solo all’intera categoria”) alla Confesercenti che ha controbattuto rilanciado la proposta del “sabato della carne” (qui la ricostruzione de la Stampa), la Giannuzzi è stata subissata di critiche e accusata di mettere a rischio un settore come quello della carne che dà lavoro a migliaia di persone nel territorio comunale e già pesantemente danneggiato dalle campagne mediatiche in stile veg.