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Il caso di Ilaria Capua

La storia della Dott.ssa Ilaria Capua, che si è felicemente conclusa in questi giorni, è sicuramente una di quelle che catturano l’attenzione e la preoccupazione delle persone. L’immagine che in questi anni è stata costruita dai media è quella di una ricercatrice di fama internazionale implicata in un traffico illecito di virus per la produzione e commercializzazione di un vaccino contro l’influenza aviaria e forse coinvolta in modo attivo nello sviluppo dell’epidemia. Un moderno “untore” al servizio non di satana ma dell’interesse economico. Inoltre la ricercatrice è diventata membro del parlamento nelle liste di un partito di governo quando già sapeva di essere inquisita. Insomma c’erano tutti gli elementi: lo scienziato senza scrupoli che mette a rischio la salute umana per arricchirsi utilizzando anche i canali politici corrotti.

Salvo scoprire ora, ad anni di distanza, che il giudice ha deciso di archiviare il caso, dopo che la carriera della ricercatrice in Italia è stata azzerata e lei sottoposta ad accuse infamanti sui giornali.

Non è l’unico caso in cui la scienza e gli scienziati sono stati fatti oggetto di critiche infondate. Quello dello scienziato “untore” che complotta per arricchirsi alle spalle della gente è un classico romantico che piace in tutto il mondo, particolarmente in Italia, purtroppo. Così ci sono gli scienziati che fanno ammalare gli olivi in Puglia in combutta con gli impresari edili, i ricercatori al servizio di BigPharma  per sviluppare piante OGM e vaccini che mettono a rischio la salute. E infine quelli che si oppongono alle pratiche omeopatiche e magiche come quelle di Di Bella e Stamina, quelle che nell’immaginario di molti ci curano senza farci soffrire.

In tutti questi casi il mito romantico del Dott. Frankenstein viene riproposto dalla cronaca intrecciato con interessi economici, in storie che, come in qualsiasi format televisivo che si rispetti, sono caratterizzate da una serie di elementi ricorrenti. Elementi tutti presenti nel caso che ha coinvolto la Dott.ssa Capua.

Il primo è che siamo in un mondo complesso e tecnologico in rapida, forse troppo, evoluzione. Anche chi fa scienza spesso fa fatica a star dietro alle cose. La nostra incapacità di capire fa crescere il senso di non controllare la realtà, anche se in realtà è vero proprio l’opposto. Cresce il timore per catastrofi causate dall’uomo, il virus letale, lo sconvolgimento del clima. La scienza viene vista dai politici sempre più solo come un elemento di sviluppo economico e per questo viene valutata e finanziata. E questa visione inevitabilmente suggerisce l’idea del ricercatore al servizio del potere economico. Per la verità in Italia la ricerca non viene molto finanziata perché gli Italiani non riconoscono l’utilità della scienza (anche se retoricamente dicono di si) e non amano lo sviluppo industriale, come possiamo constatare tutti i giorni.

Nel caso della Dott.ssa Capua al mito di Frankenstein si aggiunge quello del dottor Jekyll e del signor Hyde. Da un lato la ricercatrice che si oppone pubblicamente ai poteri economici rifiutandosi di brevettare le sequenze dei virus e lasciarne libero accesso a tutti. La scienziata che lotta perché si integri la ricerca biomedica con quella veterinaria in un mondo in cui il 70 per cento delle malattie che minacciano l’uomo arriva dal mondo animale. E poi la notte trama importando di frodo virus letali, diffonde pestilenze, si arricchisce con i vaccini.

Un altro elemento è la lotta politica. Veramente difficile pensare che avrebbe raggiunto una tale risonanza se la Dott.ssa Capua non avesse deciso nel 2013 di entrare nell’arena politica per un partito di governo. Non voglio dire che il caso non sarebbe scoppiato. Solo che molto probabilmente avrebbe perso rapidamente l’attenzione dei media. Ancora recentemente, dopo la conclusione dell’inchiesta giudiziaria, alcuni giornali cercano colpe. Insinuano sospetti pubblicando frasi di verbali e suggerendo chissà quali trame.

Un elemento chiave in questo ingranaggio è la lentezza della giustizia. E questa è una specificità tutta italiana, purtroppo. L’indagine è nata negli USA nel 1999, quando è stato scoperto un invio all’estero non autorizzato di alcuni ceppi di “aviaria” da parte di un manager italiano di un’azienda farmaceutica statunitense. Dalle sue dichiarazioni nel Marzo 2005, nasce un rapporto per i Nas italiani. L’indagine preliminare che ne consegue è quella che coinvolge la Dott.ssa Capua e il marito. L’ipotesi di accusa più rilevante è quella di concorso in epidemia, punibile con l’ergastolo. Le richieste di rinvio a giudizio, per Capua e gli altri, vengono formulate nel giugno 2014. Il proscioglimento è di pochi giorni fa. Un tempo interminabile che si scontra con la velocità del nostro mondo.

Nel caso delle indagini su questioni con forti implicazioni scientifiche – a parte il caso Capua, gli esempi non mancano, dalla Xylella al presunto nesso vaccinazioni-autismo – si verificano spesso non corrette interpretazioni che ulteriormente rallentano il processo.

La soluzione all’incertezza degli iter giudiziari, però, sta proprio in un più stretto e corretto rapporto con il mondo della ricerca, che può offrire agli inquirenti e ai giudicanti elementi di valutazione certi a cui riferirsi, evitando così l’aleatorietà dell’attuale ricorso ai “consulenti”.

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