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La riforma dei porti in Italia vista dagli Usa. Parla Joe Buscaino

Mentre l’Italia si prepara a varare una riforma del sistema dei porti attesa da vent’anni, con il ministro dei Trasporti Graziano Delrio che preme per evitare ritardi che costano ai porti italiani una grave perdita di competitività internazionale, è in visita nel nostro paese, insieme a una delegazione della sua città, Joe Buscaino, consigliere di Los Angeles, la metropoli americana che ospita il più grande porto degli Stati Uniti (qui approda il 40% delle merci che arriva negli Usa) e uno dei più grandi al mondo.

Di origine siciliana, Joe Buscaino è un orgoglioso sostenitore della cultura e delle tradizioni italiane che premia e diffonde con iniziative nella sua amministrazione. Ma le sue competenze a LA sono molteplici: è presidente del Public Works Committee e quindi si occupa di lavori pubblici, dall’illuminazione alle strade, e ancora di sicurezza, commercio e turismo, e anche Information technology.

Quali sono i suoi appuntamenti istituzionali italiani?

Sono qui per promuovere relazioni commerciali e di amicizia ancora più strette tra Stati Uniti e Italia. Entrambi i partner possono dare molto l’uno all’altro. Ho incontrato il ministro degli Esteri, sono stato all’ICE e in Confindustria. Italia e Stati Uniti sono grandi partner commerciali e possono esserlo sempre di più.

Abbiamo molto da condividere anche sul tema dei porti? Come funziona la gestione del porto di Los Angeles?

La gestione del porto di Los Angeles si basa su due elementi chiave di successo: infrastrutture e tecnologie verdi. Sono questi elementi che rendono i porti competitivi e sostenibili, ovvero permettono di movimentare velocemente le merci, di salvaguardare i posti di lavoro pur nell’era dell’automazione e di operare abbattendo l’impatto ambientale. Per esempio, tra le tante tecnologie che usiamo c’è la Alternate Maritime Power: un programma, su cui abbiamo speso milioni di dollari, per migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni delle navi container nel porto of Los Angeles, perché anziché usare il diesel per alimentarsi mentre sono ancorate, le navi con tecnologia AMP si “attaccano” alla rete elettrica del sistema portuale. Ci siamo dotati di una lunga serie di tecnologie a emissioni zero tra cui eco-gru o camion elettrici. Da questo punto di vista lo scambio Italia-Usa può essere molto proficuo: siamo pronti a guardare alle start up delle tecnologie green italiane per portare le loro innovazioni in America. Ma anche i porti italiani potrebbero potenziare la loro efficienza e competitività diventando più verdi. A sua volta il porto di LA può imparare molto dai porti italiani in quanto a capacità di stimolare le attività turistiche e il transito delle navi da crociera. Stiamo ristrutturando tutto il vecchio villaggio del porto (San Pedro Ports O’ call) in questa ottica, sia per attrarre turisti che per organizzare eventi culturali, e guardiamo con molto interesse ai porti italiani, come Civitavecchia o Palermo. Anzi, a Palermo andrò dopo la visita a Roma e annuncerò una partnership con il porto.

L’accorpamento dei 54 porti italiani in 15 le sembra corretto?

Sicuramente, il coordinamento tra porti mi sembra essenziale. Ovviamente in America la gestione è diversa perché i presidenti delle autorità portuali italiane sono nominati dal ministro dei Trasporti, mentre negli Usa sono designati dal sindaco: i porti hanno una gestione locale, non interviene il governo federale. Ma Usa e Italia hanno sistemi di governo e dimensioni diversi. Quello che invece mi sembra importante è stimolare la competizione: la concorrenza tra i vari porti aiuta a fare sempre meglio.

Mi diceva che anche le infrastrutture sono importanti.

Assolutamente. Il porto di Los Angeles si è rinnovato di recente per accogliere le più grandi navi-container del mondo, come la Benjamin Franklin, approdata a febbraio dalla Cina; inoltre, il più vicino centro di distribuzione è a solo un’ora dal porto di LA. Anche l’automazione è importante, per potenziare la capacità e la velocità, e noi abbiamo accompagnato questa trasformazione con programmi di riqualificazione per il nostro personale, in collaborazione con l’università UCLA, in modo da preservare i posti di lavoro anche se usiamo più tecnologie. Penso che queste siano le ricette giuste per rendere un porto competitivo su scala globale. Il porto di Los Angeles è così importante, e gli Usa sono il terzo maggior acquirente mondiale dell’export italiano; eppure mi sono accorto che il volume di scambio tra l’Italia e il porto di LA è basso. Sono qui per promuovere una relazione commerciale più forte.

Penserà anche alla cultura e alla formazione dei giovani?

Andrò a Ischia per il festival annuale del cinema, anche in questo caso per promuovere una relazione più stretta tra le produzioni cinematografiche italiane e quelle americane. Hollywood guarda ai film italiani e si ispira all’Italia. Quest’anno, a febbraio, abbiamo tenuto al Chinese Theatre di Hollywood l’undicesima edizione del “Los Angeles Italia Film Festival” con film nuovi e retrospettive, e abbiamo premiato il fondatore del festival, Pascal Vicedomini, perfetto esempio della connessione culturale tra Italia e America, e in particolare tra Ischia e Los Angeles. Possiamo collaborare per mettere insieme le nostre risorse, rendere più facile per i vostri registi venire a Los Angeles per filmare le loro scene, come abbiamo gia fatto attraverso il programma FILM LA e varando in California incentivi fiscali per le produzioni cinematografiche. Per i giovani, stiamo lanciando un programma di scambio di studenti tra l’Università di Palermo e la UCLA. A ottobre poi vi aspettiamo all’Italian American Museum di Los Angeles: stiamo preparando nuovi eventi con artisti italiani e uno spazio speciale per la cucina Made in Italy.

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