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Mattarella, Fanfani e la Costituzione

SERGIO MATTARELLA

In attesa del referendum sulle riforme istituzionali di ottobre, quando il popolo italiano deciderà se avallare o no gli emendamenti renziani, è molto importante fermarsi a riflettere un momento sul significato originario della nostra Carta costituzionale.

A richiamare la riflessione ci ha pensato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Parlando ieri ai consulenti in occasione della settima edizione del Festival del Lavoro, il capo dello Stato ha ricordato che ”il lavoro costituisce il cardine del patto di cittadinanza su cui si fonda la Repubblica. La Costituzione nel porre al centro il lavoro sottolinea la centralità della dignità dell’uomo, motore e fine dell’attività economica”.

Parole di grande rilevanza, queste, che rimandano immediatamente al primo e al secondo articolo della nostra legge fondamentale, sintesi dei diritti e dei doveri fondamentali del cittadino.

Il nesso tra istanza umana, antropologica, rilievo etico e dimensione civile costituisce l’asse filosofico essenziale del pensiero politico dei padri costituenti, in particolare del vero ideatore e sostenitore di questa concezione volontarista dell’economia: Amintore Fanfani.

Lo statista aretino, infatti, si prodigò con tenacia, non soltanto nei lavori preparatori di stesura del testo, nella relativa sottocommissione, ma per tutta la lunga vita accademica e politica affinché il tema centrale del lavoro entrasse nel codice genetico della nostra società e nelle leggi ordinarie del nostro Stato.

Rispetto alla concezione liberale, secondo la quale l’individuo e appunto la sua libertà avrebbero dovuto essere il baricentro esclusivo della Repubblica e in contrapposizione alla concezione marxista, che voleva incentrare la tavola dei valori sulla classe lavoratrice, Fanfani trovò un punto d’incontro tra le opposte ideologie, focalizzando l’azione sul valore umano e cristiano del lavoro, collegato nello specifico alla sua funzione sociale, espressa soprattutto nel secondo articolo.

Fanfani, in effetti, non si limitò soltanto ad enunciare questo principio, e a farlo diventare materia costituzionale, ma operò, sia durante la Costituente e sia negli anni ’40, ’50 e ’60, prima da ministro del Lavoro, poi da segretario della Dc e quindi da presidente del Consiglio, per fare in modo che tale enunciazione formale divenisse effettiva realtà nella vita civile degli italiani.

Il richiamo di Mattarella al lavoro perciò è così suggestivo oggi. Nel ricordare Fanfani non si può fare a meno, infine, di porre in risalto i tre grandi cardini del suo pensiero politico: l’attenzione per la solidarietà, la centralità dello Stato democratico e i doveri etici di socialità.

La solidarietà, come egli scrisse nei sui Colloqui sui poveri, è traduzione piena del valore non egoistico del lavoro, ben riattualizzato oggi da Papa Francesco con il Giubileo della Misericordia.

La centralità dello Stato democratico, come ha illustrato Giorgio Galli, sta nel fatto che il pubblico deve controllare l’economia e il lavoro, senza schiacciare le iniziative private, e nel concorso, ancora più rilevante, che il popolo deve direttamente esprimere controllando lo Stato mediante la partecipazione attiva alla vita politica.

I doveri etici di socialità, invece, si riassumono nell’obiettivo comunitario e non individualistico che la Repubblica promuove, un contributo fattuale che ogni cittadino dona alla propria nazione con la propria laboriosità economica.

Per Fanfani, in fin dei conti, come si evince dalla nota di ieri di Mattarella sulla Costituzione, lo Stato deve evitare di diventare un potere senza popolo, e il popolo una forza anarchica senza governo, estranea cioè alle istituzioni rappresentative.

Con ciò emerge non soltanto la preminenza di una visone etica della persona e della società, e una visione molto avanzata della cittadinanza, contemplata appunto nei principi primi della nostra Costituzione, ma anche la funzione che il Governo e le attività pubbliche devono svolgere per rendere possibile una società più giusta, libera, equa, generosa e previdente.


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