Prima l’acquisto dei crediti deteriorati per esaudire gli auspici della Bce e poi un aumento di capitale? O prima di tutto un aumento di capitale? E’ in particolare sulla tempistica del dossier Monte dei Paschi di Siena che nei palazzi della politica e della finanza, oltre che fra gli addetti ai lavori, si stanno concentrando in queste ore gli interrogativi sull’intervento prossimo che sta approntando il governo e il Tesoro in stretta connessione con la Commissione europea e con l’ausilio di Banca d’Italia, Cassa depositi e prestiti, banchieri.
LA PRIMA IPOTESI
Chi sostiene che sarebbe prioritario un’azione sulle sofferenze bancarie, consiglia di alleggerire nel più breve tempo possibile Mps di una parte dei suoi 47 miliardi di crediti deteriorati che dovrebbero essere ceduti a un nuovo fondo: dopo l’avvio del fondo Atlante che evitato il flop degli aumenti di capitale della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, gli stessi azionisti del fondo e il governo stanno valutando da un lato un rafforzamento fino a 5-6 miliardi dello stesso fondo oppure l’avvio di un secondo fondo. Obiettivo comune: avere risorse necessarie per acquisire npl dalle banche. Le nuove risorse – scrive oggi Repubblica – “arriverebbero in parte da Atlante (1,7 miliardi ancora a disposizione), dalla Sga (bad bank dell’ex Banco di Napoli) per circa 500 milioni e ancora dalla Cassa depositi e Prestiti (Cdp) e da altre casse previdenziali e banche che volessero partecipare (ma restano le perplessità se non le ritrosie di molte casse previdenziali, come ricostruito da Formiche.net in questo articolo). Ma siccome la cessione dei crediti deteriorati di Mps dovrà avvenire a prezzi scontati rispetto ai valori di bilancio l’effetto indiretto di questa operazione è l’emersione di minusvalenze che dovranno essere coperte da un nuovo aumento di capitale.
LA SECONDA STRADA
Per questo, vista l’inevitabilità di un rafforzamento patrimoniale per l’istituto senese guidato dall’amministratore delegato, Fabrizio Viola, c’è chi anche all’interno delle istituzioni consiglia di dare la priorità all’aumento di capitale con un intervento indiretto del Tesoro, ovvero del governo. Le cifre non sono ancora note né chiariti i passaggi necessari, “essendo la prima volta che si valuta quanto spazio è consentito dall’articolo 32 della direttiva Ue sulle banche (la cosiddetta «Brrd») che prevede questi interventi straordinari, scrive il Corriere della Sera. È troppo a rischio la stabilità del sistema finanziario italiano, e di conseguenza europeo, per lasciare sguarnito l’istituto in un momento delicato: Mps si trova contemporaneamente esposta ai rigori della prova di stress dell’Eba (l’autorità bancaria europea) i cui esiti si sapranno alla fine del mese di luglio (e le attese sono orientate al pessimismo) e alla stretta imposta di fatto dalla Bce sui crediti deteriorati (npl), da ridurre di 10 miliardi entro il 2018, con una lettera svelata negli scorsi giorni da Repubblica e confermata con tanto di tabella dalla stessa banca senese oggetto del forcing della Vigilanza di Francoforte.
GLI SPIRAGLI NELLA NORMATIVA UE
La norma Ue prevista dalla direttiva Brrd prevede che le misure di sostegno pubblico che si concretizzino in “un’iniezione di fondi propri o l’acquisto di strumenti di capitale a prezzi e condizioni che non conferiscono un vantaggio” all’istituto di credito “sono limitate alle iniezioni necessarie per far fronte alle carenze di capitale stabilite nelle prove di stress”. Secondo il Corriere della Sera, “appare scartata, secondo due fonti a conoscenza del dossier, l’ipotesi alternativa di un’emissione di obbligazioni («Padoan-bond») perché rappresenterebbero comunque un debito da restituire, per di più a tassi molto elevati. E appare escluso anche l’aumento di capitale lanciato sul mercato, proprio per le caratteristiche di emergenza della ricapitalizzazione precauzionale”.
LE APERTURE DI BRUXELLES
Da Bruxelles giungono comunque segnali di apertura verso un intervento “statale” dell’Italia su Mps, sottolinea il Sole 24 Ore. Quello di limitare l’uso del denaro dei contribuenti per sostenere le banche “è un importante principio fondamentale della regolamentazione finanziaria post crisi in Europa e altrove. Tuttavia, i legislatori hanno riconosciuto che un certo grado di flessibilità può essere necessario in certi casi eccezionali”, ha scritto il vicepresidente della Commissione Ue, e da qualche giorno commissario ai Servizi finanziari, Valdis Dombrovskis, in una risposta scritta a un europarlamentare.