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Nizza, Isis e il ruolo ambiguo del Qatar

Bouhlel, il terrorista alla guida del TIR, o come lo chiama il testo, Al Huwaji, ha fatto quello che doveva fare: ha usato appieno l’effetto sorpresa, ha scelto un obiettivo che massimizzava il numero delle perdite francesi, ha usato un’arma impropria, un TIR, irrilevante per le forze di sicurezza di Nizza. La strategia globale del terrorismo jihadista ha tre obiettivi, oggi in Francia ma anche nella UE, in futuro: egemonizzare non gli imam più o meno “democratici” e scelti dai paesi arabi moderati, ma le masse immigrate o di seconda generazione. Il jihad utilizzerà queste comunità come basi per uno stato islamico di Francia o di qualche altro Paese europeo, poi combatterà manu militari il resto della popolazione, proprio come ora accade in Siria e in Iraq, ma non con il jihad, che una strategia di preparazione e di apertura delle ostilità, bensì con una guerra convenzionale, seppur ferocissima. Il problema che è allo studio del jihad globale è quello di sapere quando le masse islamiche saranno talmente grandi e radicalizzabili per iniziare la seconda fase, quella successiva ai “lupi solitari”.

Il quadro europeo è ottimale, per l’Islam. Paesi che nulla comprendono del fenomeno, salvo qualche manifestazione di tipo pubblicitario, sono ossessionati dal pacifismo e dal mito dell’integrazione, panacea di tutti i mali; e subiscono poi la pressione evidentissima degli investitori con la mano di Creso (che infatti era mediorientale) che poi finanziano anche il jihad.

Il Qatar ha da tempo investito 100 milioni di euro per la riqualificazione delle banlieues, ed è facile immaginare quale tipo di indottrinamento politico farà seguito a questo “regalo”. Naturalmente l’ingenuità dei politici spera che questo favorisca l’integrazione e la riqualificazione delle aree, per le quali il governo francese ha solo belle parole.

Sempre il Qatar ha comprato quote di società come la Louis Vuitton Moet Hennessy (la più famosa LVMH) la Total e il gruppo di media Lagardére. Tramite l’investimento in LVMH, il Qatar ha un interesse diretto sull’EADS, la società europea per l’astronautica lo spazio e la difesa. E’ EADS che costruisce l’Airbus.

Il Qatar desidera poi mettere le mani su un 7,5% di EADS di proprietà dalla fabbrica di automobili tedesca Daimler. Fuori dalla Francia, il Qatar ha una piccola quota nella Royal Dutch Shell, nel supermercato londinese Harrod’s e nell’altro “negozio globale” britannico Sainsbury. E’ dal 2010 che l’emirato possiede Miramax, la casa di produzione cinematografica americana



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