Italia e Paesi Bassi all’ultimo ballottaggio avevano gli stessi voti. E così, nel nome dell’unità europea, all’opposto di quanto è successo con la “Brexit”, vince la diplomazia del buon senso. L’Aja decide di ritirarsi e Roma viene eletta, ma dopo un anno si dimette a favore dell’Olanda. Una scelta di unità e collaborazione senza precedenti. Un seggio a distanza di quasi dieci anni dal precedente, nel biennio 2007-2008, e carico di forti responsabilità. E ora, in cima alla possibile agenda ci sono la Libia e gli sforzi a me molto cari di restituire la stabilità del Paese; la Siria; la crisi dei migranti che vede l’Italia in prima fila con delle soluzioni importanti e speriamo ineludibili, come il Migration Compact. In campo ci sono anche i finanziamenti delle missioni di peacekeeping nel mondo, dove siamo il principale contributore di caschi blu tra i paesi Occidentali e ai vertici a livello globale. Un altro tema sul quale da tempo l’Italia lavora è il cambiamento climatico. La conquista di un seggio al Consiglio di sicurezza va vista in maniera prospettica.
Questo seggio ci consentirà di avere più leva sui processi internazionali e di far sentire la nostra voce. I leader africani che ho incontrato – e sono tanti – hanno ringraziato l’Italia per i rifugiati e i salvataggi effettuati nel Mare Mediterraneo. In altre parole, quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare è molto stimato dai nostri partner africani. Del resto, vorrei ricordare che mai nella storia repubblicana un Presidente del Consiglio aveva viaggiato così tanto in Africa. Questo dimostra quanto l’Africa sia diventata una nostra priorità. È un continente in cui abbiamo saputo costruire una buona reputazione, ma non basta, oggi è necessario avere una presenza concreta. Contrariamente al settore privato e soprattutto alle ONG, il cui lavoro è molto stimato, le nostre istituzioni hanno ignorato troppo a lungo questo continente. Oggi l’Africa è la profondità strategica dell’Europa, e quindi dell’Italia. Ecco perché è importante per la nostra cooperazione esserci, sia nell’ambito delle emergenze che nel medio-lungo periodo attraverso programmi che dobbiamo avere la pazienza di far maturare, aiuti per rafforzare la capacità degli Stati africani ad essere più democratici, alle stesse istituzioni nonché al settore della sicurezza.