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Ecco il vero potere di Fethullah Gulen in Turchia

Fethullah Gulen, ex amico e alleato di Recep Tayyip Erdogan, giura di non avere orchestrato il fallito colpo di Stato in Turchia. Ora vive in una fattoria in Pennsylvania, circondato da barattoli che contengono terriccio turco, e trascorre le giornate tenendo a bada i problemi di cuore e il diabete. Gulen ha 75 anni e dal 1999 vive in esilio negli Stati Uniti, grazie alla green card, ma Erdogan insiste che questi goda ancora di una forte influenza in Turchia e che gli Usa debbano consegnarlo alla giustizia turca. Gulen (qui il ritratto di Formiche.net) e alcuni simpatizzanti del “Hizmet” sono iscritti nella lista dei terroristi più ricercati in Turchia.

LA VERSIONE DI GULEN

Di solito lontano dai riflettori, questa volta Gulen ha fatto un’eccezione e in un’intervista concessa al New York Times ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’operazione. Ha inoltre ipotizzato che sia stato lo stesso presidente Erdogan a organizzare il colpo di Stato: “Ignoro chi potrebbero essere i miei partigiani […)] e dato che non li conosco non posso esprimermi su una loro possibile implicazione. Tutto ciò potrebbe essere stato organizzato dall’opposizione o dai nazionalisti. Vivo lontano dalla Turchia da 30 anni e non sono stato io”. “In quanto credente – ha aggiunto – non posso muovere accuse in assenza di prove, ma alcuni leader organizzano dei falsi attentati suicidi per rafforzare il potere e questa gente ha questo tipo di scenario in testa”.

L’ACCUSA DI ERDOGAN

Nel frattempo, l’avvocato del governo turco, Robert Amsterdam, ha detto di contare su “indizi che testimonierebbero la partecipazione diretta” dei membri del Movimento Gulen al tentato di colpo di Stato. Il rappresentante del governo ha detto che l’ex imam, e la rete di imprenditori che lo sostiene, hanno cercato più volte di colpire il sistema democratico turco: “Ci sono indizi secondo cui Gulen sta lavorando strettamente con membri del vertice militare contro il governo civile democraticamente eletto”.

LA CIA DI UNA VOLTA 

Per Alessandro Politi, analista strategico e direttore della Nato Defense College Foundation, il colpo di Stato non è stato organizzato dall’estero. In un post pubblicato su Facebook l’analista ha scritto: “Golpe, dietrologie e dintorni. Primo, signora mia, non abbiamo più la stessa CIA (de ‘na vorta) e quindi già questa ipotesi è debole. Improbabili il golpe con regia esterna, come detto, o montato da Erdogan, per quel che sappiamo. Terza ipotesi: Erdogan aveva avuto sentore, si è preparato, ha lasciato scoprire i nemici e ora, con poca fantasia, li schiaccia. Clemenza cesariana: zero. Intelligenza politica temo poca. Furbizia di potere tanta e da professionista. È peraltro in ottima compagnia nel mondo democratico, civile, occidentale di cui la Turchia fa parte”.

MOVIMENTO PACIFICO E DEMOCRATICO

Erdogan vede in Gulen una minaccia seria perché, sebbene sia distante, è il leader di un movimento religioso che sta prendendo piede in Turchia. L’ex imam sostiene che si tratta di un “movimento dedicato all’istruzione, l’istruzione del cuore dell’anima, oltre che della mente”. Gulen promuove la creazione di scuole e centri di insegnamento nel Paese e molti turchi seguono le sue iniziative. Circa otto milioni di persone credono che per più di 40 anni l’ex imam abbia dimostrato un autentico impegno in favore della pace e della democrazia. Recentemente, Gulen è stato incluso nella lista degli intellettuali più influenti stilata dalla rivista Foreign Policy.

NATURA IBRIDA

Ci sono pochi indizi sulla partecipazione di Gulen al colpo di Stato che ha colpito la Turchia il 15 luglio, ma secondo la stampa turca ci sono membri del Movimento Gulen infiltrati nell’esercito. La Hizmet ha adottato una strategia che mira a popolare i centri di potere dello Stato turco, ma infiltrarsi nell’esercito non sarebbe così facile, causa la laicità dell’istituzione. Per questo è difficile credere che Gulen, leader religioso che da anni vive in esilio, possa aver orchestrato un’operazione alla quale hanno partecipato più di 3000 soldati.

Secondo il blogger e giornalista Yavuz Baydar, cofondatore di P24 (Piattaforma per i mezzi indipendenti), tutti gli analisti pensano a un piano organizzato dal Movimento Gulen. “Ma dato l’ampio spettro delle truppe in tutto il Paese e il contenuto del manifesto, è molto probabile che la struttura ribelle sia ibrida, composta da più formazioni. È noto che la crisi siriana e la guerra contro il Pkk abbiano spaccato l’esercito turco”.

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