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Povertà, che cosa dicono i numeri dell’Inps

‘’Il welfare state europeo non è morto. Né appare destinato a scomparire’’, ha profetizzato Tito Boeri illustrando il XV Rapporto annuale dell’Inps. Il fatto è che sta morendo l’Europa, non solo sul piano demografico, ma anche su quello politico e culturale.

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Si è parlato, in questi giorni, di famiglie in condizione di povertà assoluta. Nel welfare all’italiana, il principale strumento di tutela delle famiglie povere è l’assegno al nucleo familiare che viene erogato tenendo conto del reddito e del numero dei componenti del nucleo stesso. È una classica prestazione previdenziale, dal momento che è finanziata attraverso un prelievo contributivo a carico dei datori di lavoro ed è gestita dall’Inps, nell’ambito delle “prestazioni temporanee’’. Si tenga, altresì, conto che l’aliquota contributiva per questa prestazione venne tagliata, nel 1995 nel quadro della riforma Dini: la parte preponderante concorse a costituire l’aliquota del 32,5% per il finanziamento delle pensioni dei lavoratori dipendenti onde evitare di  dover incrementare il costo del lavoro. Bene, nonostante tutto ciò nell’anno 2015 la spesa (5,3 miliardi) per il trattamento di sostegno al reddito familiare continua ad essere inferiore ai contributi incassati (6,2 miliardi). Il cospicuo avanzo di gestione, nella logica del bilancio unitario dell’Inps, va a coprire i disavanzi di talune gestioni pensionistiche.

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Il 29 maggio 1453 d.c. cadde Costantinopoli, ultimo baluardo dell’Impero romano che aveva governato il mondo per secoli. Eduard Gibbon, lo storico inglese che ci ha lasciato, nel XVIII, uno dei saggi fondamentali sul declino e la caduta dell’Impero romano,  descrisse così i giorni che precedettero quell’evento: < Molto diverse erano le condizioni dei cristiani, che con forti e impotenti lamenti piangevano le loro colpe o la punizione dei loro peccati. L’immagine celeste della Vergine era stata esposta in  solenne processione, ma la loro divina protettrice era sorda alle loro suppliche.  I cittadini accusavano l’imperatore per aver rifiutato ostinatamente di arrendersi al momento opportuno, prevedevano gli orrori della loro sorte e desideravano la tranquillità e la sicurezza della servitù turca>.

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“Bianco Padre che da Roma ci sei meta, luce e guida/ su ciascun di noi confida/ su noi tutti puoi contar/ Siamo arditi della fede/ siamo araldi della croce/ a un tuo cenno a una tua voce/ un esercito è all’altar’’. Così  cantavano i ragazzi dell’Azione cattolica negli anni ’50 del secolo scorso e si definivano ‘’qual falange di Cristo redentore’’. Allora, però, in Vaticano, c’era Pio XII.

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Turchia: non ci sono più gli eserciti di una volta! Non riescono neppure più a fare i colpi di Stato.

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Che fine ha fatto il povero Dudù?

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