“Io sono per il mondo come una goccia d’acqua che nell’oceano cerca un’altra goccia”. Durante la campagna del referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, i versi del drammaturgo inglese William Shakespeare sono stati sfruttati a favore del “remain”. A pubblicare in prima pagina la citazione tratta dalla Commedia degli Equivoci è stato il Times, che ha sposato una posizione molto diversa dal Sunday Times, settimanale a favore del “leave”.
IL VOTO DI SHAKESPEARE
Molto probabilmente Shakespeare sarebbe stato a favore della permanenza del Regno Unito nell’Unione europea. In un articolo pubblicato dall’Irish Times, il reporter Patrick Freyne ha intervistato Rory Keegan alla Shakespeare Book, libreria di Londra. “Il nostro principale studioso di Shakespeare – spiega Keegan – Sir Stanley Wells, dice che Shakespeare sarebbe sicuramente per il “remain” […] lo sguardo di Shakespeare sul mondo era da un punto di vista europeo. È stato influenzato dalla cultura di tutta Europa. Non era isolazionista”.
IL REGNO DI GIACOMO I
Molti passaggi della produzione di Shakespeare, scritti durante il regno di Giacomo I di Inghilterra, svelano caratteristiche intrinseche della società inglese che hanno molto a che fare con la Brexit. Azriel Bibliowicz, esperto di letteratura e storia inglese, phd dell’Università di Cornell, e docente dell’Università Nazionale della Colombia, si è dedicato ad analizzare il risultato del referendum inglese alla luce di alcune opere di Shakespeare.
LA DIFFIDENZA DI LONDRA
Bibliowicz ricorda che nel 1603 l’Inghilterra era sommersa dall’incertezza. Appena morta Elisabetta I, regina dal 1558, tutti si chiedevano chi avrebbe governato la nazione, poiché lei non aveva lasciato né figli né marito. Così, il nipote, Giacomo VI di Scozia, fu nominato erede al trono e divenne Giacomo I di Inghilterra.
LA STRATEGIA DEL RE
Il giovane fu astuto e molto colto. Nominò Shakespeare membro della Corte Gli Uomini del Re. La xenofobia e la resistenza verso lo straniero cominciarono a farsi spazio nella società. Tutti si chiedevano cosa ci facesse un re circondato da scozzesi. Giacomo I di Inghilterra non fu ben accolto a Londra.
IL SOGNO DELLA GRAN BRETAGNA
Bibliowicz riferisce che Sir Walter Raleigh, uno dei favoriti dalla regina Elisabetta, organizzò un complotto contro Giacomo I, ma venne scoperto. Quando stava per essere decapitato, il re lo perdonò. Il gesto conferì a Giacomo l’immagine di uomo benevole e magnanimo che lo aiutò a perseguire il progetto di una Gran Bretagna unita. L’idea era quella di unire i Regni e creare un’unica entità transnazionale.
DIVISIONI E INTRIGHI
Tale unità, però, non era radicata nei britannici. “Non è casuale che Shakespeare scriveva in quegli anni opere su divisioni e intrighi. Un esempio di tali divisioni sarebbe il Re Lear, che è una delle più grandi opere di drammaturgia. Il dramma comincia quando Lear divide il regno in cambio di una dichiarazioni di amore da parte delle figlie”, scrive Bibliowicz.
L’EQUIVOCATION DELLA BREXIT
Anche in Macbeth viene riportata la cospirazione delle polveri del 1605: “L’azione in Macbeth avviene in Scozia. Se si analizza quest’opera la parola che segna il dramma è equivocation, come spiega il professore James Shapiro dell’Università di Columbia in un documentario intitolato ‘Shakespeare, The Kings Man’”, afferma l’esperto.
UN FINALE SHAKESPEARIANO
In inglese, “equivocation” ha un’ampia accezione e significa mentire, ingannare e confondere. “È chiaro che l’opera di Shakespeare – sostiene Bibliowicz – avverte che le cospirazioni e le equivocations finiscono in tragedia. Speriamo che le divisioni, gli inganni e la xenofobia presenti in Inghilterra con la Brexit non provochino un finale shakespeariano”.