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Come spacchettare il referendum costituzionale

Luis Orellana

Le ragioni per proporre lo spacchettamento della riforma costituzionale in più quesiti sono molto semplici: favorire una discussione e un voto sul merito da parte degli elettori.

Ritengo che proporre una serie di quesiti aiuterà gli elettori a districarsi meglio nella vasta riforma costituzionale che noi, come parlamentari, gli stiamo proponendo.

Mi pongo quindi dal punto di vista del cittadino-elettore che si trova ad affrontare questa complessa e complicata riforma costituzionale. Considerare questo punto di vista (e non quello “politico” come stanno ora facendo in tanti) lo considero maggiormente coerente con la mia storia politica di cittadino prestato alla politica. Faccio quindi una piccola digressione sul mio caso personale ma mi serve solo per spiegarmi meglio.

Durante l’esame della riforma in Parlamento iniziata ad aprile 2014 al Senato e durata circa 2 anni mi sono trovato a dover rileggere la Costituzione, dover studiare la riforma proposta, immaginarne l’impatto e, nel caso, a proporre emendamenti. Per me, che non sono un costituzionalista, è stata una impresa ardua di studio e approfondimento. L’ho fatto con coscienza e dedizione. Ho l’animo sereno di aver fatto del mio meglio e il mio voto finale favorevole ne è il convinto risultato.

Ho avuto il vantaggio però, rispetto agli altri elettori che ora si devono confrontare con questo testo, di poter dedicare molto tempo a questo studio. La attività di parlamentare è, per me, a tempo pieno. Ben diversa è la situazione degli altri elettori. I cittadini hanno altre impellenze che il vivere quotidiano impone. La famiglia, il lavoro per chi ce l’ha o per chi lo cerca, lo studio, lo sport, ecc. ecc. e, immagino, molto meno tempo per uno studio approfondito del testo di riforma. L’alternativa a tutto questo è il voto cosiddetto “politico” ovvero il voto contro qualcuno (contro il governo Renzi, nello specifico) senza entrare più di tanto nel merito. Basterà qualche slogan ad effetto con ben poco approfondimento per giustificare una scelta, un voto. Sia esso a favore o contro la riforma. Un voto però particolarmente importante e decisivo. Un voto che non può essere “sprecato”.

La divisione dei vari argomenti di cui si compone la riforma in più quesiti consentirà invece di separare le varie modifiche e poterle capire più facilmente e anche più rapidamente. In fondo il titolo stesso della Riforma ovvero del disegno di legge n.1429 indica le differenti modifiche che vi sono presenti. Lo riporto testualmente: “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”.

Di fatto già il titolo individua 5 quesiti da sottoporre agli elettori. Se ne devono aggiungere altri, a mio parere, ovvero, ad esempio, un quesito riferito alle modifiche sugli strumenti di democrazia diretta (referendum, leggi di iniziativa popolare) però il concetto è chiaro: consentire ai cittadini elettori di potersi meglio districare in una complessa riforma votando più quesiti. Inoltre l’elettore che non avesse il tempo o la capacità di poter decidere come votare in uno dei differenti quesiti potrà serenamente votare scheda bianca per quello specifico quesito avendo la coscienza tranquilla di aver votato consapevolmente per gli altri quesiti.

L’obiezione a questa proposta di spacchettamento è anch’essa nota. I vari aspetti della riforma sono più o meno legati fra loro e voti diversi potrebbero creare un “frankestein” di riforma. In realtà questo rischio c’è stato durante tutto l’iter parlamentare poiché si è votato articolo per articolo ma nessuno ha sollevato questa obiezione. Inoltre alcuni temi non sono affatto legati fra loro: è possibile mantenere il bicameralismo paritario e volere l’abolizione dello CNEL? Secondo me, sì. Sono argomenti separati che possono essere votati separatamente. Altro esempio: è possibile ridurre il numero dei parlamentari ma non modificare il Titolo V della parte II della Costituzione? Anche questi sono temi slegati fra loro e votabili separatamente. Mi fermo qui ma gli esempi essere tanti. In ogni caso la decisione di come spacchettare e quanti quesiti proporre sarà in capo alla Corte di Cassazione che, eventualmente, coinvolgerà in questa decisione la Corte Costituzionale.

Mi auguro in conclusione che, nonostante il poco tempo rimasto per raccogliere 65 firme al Senato, questa ipotesi di spacchettamento possa prendere piede e si lasci agli elettori di poter scegliere e scegliere veramente.

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