Buone notizie dal fronte start-up. I numeri presentati nel rapporto annuale dell’Istituto per la Competitività sull’innovazione energetica – I-Com, il think tank presieduto da Stefano da Empoli – hanno evidenziato diverse tendenze: il centro è il più attivo, il sud più creativo.
IL CENTRO IN MOVIMENTO
Le imprese più attive sono quelle del Centro Italia, con un valore di produzione medio pari a 753mila euro, ma prevale la micro-dimensione (69,8% del totale). Il Mezzogiorno si distingue per il maggior numero di brevetti. Cresce in maniera esponenziale il numero delle start-up in Italia che, negli ultimi quattro anni, è aumentato con un tasso medio annuo del 67%. Ad oggi se ne registrano 5.803, quasi il triplo rispetto a soli due anni fa, e di queste oltre il 10% (614) è attivo in ambito energetico.
START UP, L’ENERGIA DEL PIL
Il rapporto annuale, giunto alla sua ottava edizione e lanciato in occasione del convegn “L’INNOVAZIONE AL CUBO. Energia, mobilità, territori”, evidenzia anche che il contributo al PIL nazionale delle sole start-up energetiche potrebbe arrivare fino a 173 milioni di euro all’anno, poco meno del 10% del contributo dell’intera popolazione di start-up in Italia, che si stima possa raggiungere 1.855 milioni di euro. È certamente il Nord a contribuire maggiormente a questo risultato (con 105 milioni di euro) ma se si guarda al valore che in media produce ogni start-up, sono le imprese attive nel Centro Italia a dare i migliori risultati, con un valore di produzione medio pari a 753mila euro. In coda, le start-up del Mezzogiorno, che producono comunque mediamente oltre mezzo milione di euro.
ANCORA UNA LARVA?
“Il fenomeno delle start-up sta conoscendo una crescita vertiginosa e il settore energetico è uno dei protagonisti principali – ha sottolinea Stefano da Empoli – eppure, si sta ancora parlando in grande maggioranza di potenzialità inespresse, se è vero che il 69,8% delle start-up energetiche (e il 67,5% delle start-up in generale) dichiara un valore della produzione inferiore a 100.000 euro. I migliori risultati del Centro Italia si spiegano con un numero minore di micro-imprese innovative attive nell’energia (il 66,0% contro il 70,3% del Nord e il 77,2% del Mezzogiorno)”. Antonio Sileo, esperto del settore energia, ha però aggiunto che “sono proprio due regioni del Sud a distinguersi per propensione all’attività brevettuale: in Sardegna e Molise, almeno la metà del numero di start-up energetiche ha depositato un brevetto o registrato un software. A differenza, ad esempio, della Lombardia, dove a dispetto dei valori assoluti sono meno di un terzo quelle che brevettano (29%). Ciò conferma l’importanza di questa forma imprenditoriale in economie regionali più deboli, dove le start-up possono rappresentare un volano per la crescita”.
(SOPRAV)VIVERE
I-Com ha poi elaborato un indicatore di performance più completo per tener conto, allo stesso tempo, del numero pro-capite di start-up innovative attive sul territorio e della capacità di sopravvivenza delle neo-imprese. Le regioni più performanti in questo senso risultano così essere le Marche, l’Emilia Romagna, l’Umbria e, ancora una volta, il Molise (anche se per le ultime due Regioni il dato risulta statisticamente meno significativo vista la bassa numerosità delle start-up in valore assoluto).