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Vi racconto quando impacchettai un referendum…

Lavoro cassimatis, GIULIANO CAZZOLA

Si parla di “spacchettare’’ i quesiti referendari. Al di là della sua assurdità (peraltro pare che l’dea sia già tramontata), portata avanti da chi vorrebbe salvare le capre della legge Boschi e i cavoli di Matteo Renzi, il progetto mi ha ricordato un evento, avvenuto trent’anni or sono, quando ero segretario generale dei chimici della Cgil (Sergio Cofferati era il mio “aggiunto’’). Avevamo chiuso la vertenza contrattuale per il rinnovo dei due contratti principali: quello della chimica a partecipazione statale, negoziato con l’Asap (l’associazione delle aziende petrolchimiche pubbliche) e quello della chimica privata con la Federchimica, associata alla Confindustria. La prassi voleva che il settore di mano pubblica (benché le aziende fossero in gran parte in forte perdita) stipulasse contratti più ricchi. In quel caso, noi avevamo convenuto che quell’andazzo dovesse avere termine, tanto che furono stipulati accordi di rinnovo in parallelo e sostanzialmente equivalenti. Poi furono promossi i referendum di ratifica. E l’imprevisto accadde: i privati approvarono l’intesa, i pubblici no. Era un guaio: non si riteneva possibile riaprire un negoziato con l’Asap (che poi si fece surrettiziamente in sede di stesura) senza mettere in discussione anche quello dei lavoratori privati. Ci venne allora l’idea – d’intesa con le consorelle di Cisl e Uil – di dichiarare che i referendum non erano due ma uno solo. Così, sommando tra di loro i voti favorevoli e quelli contrari – ed essendo i dipendenti privati in numero maggiore di quelli pubblici – il Sì prevalse nettamente. Ci fu qualche protesta, che ben presto rientrò. In sostanza, “impacchettammo’’ invece di “spacchettare’’ il referendum.

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L’entrata in vigore del decreto Madia che dovrebbe regolare i conti con i “furbetti del cartellino’’ è stato salutato da un’altra esibizione, ripresa dalle telecamere di sorveglianza, di dipendenti che manipolano il badge in ingresso, poi tornano ad occuparsi dei loro affari senza prendersi il disturbo di andare a lavorare.

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Ricordate quanto a lungo si è parlato del part time incentivato come forma di flessibilità del pensionamento? Bene. Sono trascorse – è vero – poche settimane da quando è stato predisposto il decreto Poletti, ma le domande accolte sono state solo 85.

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