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Perché serve un sistema pubblico-privato per le assicurazioni contro le catastrofi naturali

Di Maria Bianca Farina

Numerose analisi condotte a livello internazionale evidenziano come negli ultimi anni, su scala mondiale, il numero dei disastri naturali sia aumentato e sia cresciuto il relativo impatto economico a causa della loro maggiore intensità distruttiva. Dal 1980 ad oggi, a livello mondiale, l’ammontare medio dei danni da calamità naturali, calcolato su un arco temporale decennale, è passato da circa 50 a più di 200 miliardi di dollari. In parallelo, il valore dei danni assicurati è cresciuto da 10 a 60 miliardi di dollari.

Il territorio italiano presenta, al suo interno, zone che mostrano un’alta esposizione ai disastri naturali di larga scala. Da recenti indagini risulta, ad esempio, che il 45% della popolazione e il 50% delle imprese vive e opera in zone a elevato rischio di alluvione; due terzi dei comuni si trova in zone a rischio terremoto e un’analoga percentuale di fabbricati è costruita senza criteri antisismici. Il sistema di copertura dei danni catastrofali adottato in Italia ha fatto sì che fosse sostanzialmente il settore pubblico a coprire i grandi danni avvenuti nel Paese, danni che ammontano ogni anno, in media, a circa 3 miliardi di euro.

Questa situazione ha determinato uno sviluppo a tutt’oggi contenuto del mercato privato. In particolare, mentre risultano abbastanza diffuse le coperture contro alcuni grandi rischi per le aziende, è molto contenuta – anche se in crescita – la diffusione delle coperture per le famiglie. La riforma del sistema risulta un’assoluta necessità proprio per renderlo più moderno, più equo e più efficiente.

L’adozione di un modello misto, pubblico‐privato, comporterebbe benefici di portata generale: maggiore certezza, rapidità e trasparenza nei risarcimenti, un minore onere per le finanze pubbliche, un’attenzione maggiore per le misure di prevenzione del rischio. Solo l’Italia, tra i principali Paesi, non ha ancora un sistema pubblico‐privato per la gestione del rischio catastrofale, in particolare per le abitazioni. Sarà una priorità delle imprese e quindi dell’ANIA contribuire al disegno e alla realizzazione di un modello sostenibile che, come accade nel resto del mondo, metta il nostro Paese in sicurezza e si faccia carico degli ormai indilazionabili interventi di prevenzione.

(Il testo del presidente Ania, Bianca Maria Farina, è stato pubblicato sul sito dell’Ania)



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