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Cosa penso di Antonio Di Pietro alla Pedemontana

La nomina alla presidenza di Pedemontana di Antonio Di Pietro dovrebbe indurre il centrodestra tutto, e Forza Italia in particolare, ad una più seria riflessione.

Pur volendo derubricare il “colpo di scopa” di Maroni, la scelta dell’ormai pallida e poco candida controfigura del giudice ex-simbolo di “mani pulite” pone un problema politico stridente tra alleati e all’intera area, e non solo per l’assenza di titoli politici e morali del prescelto.

Il centrodestra sin dalle sue origini e lungo il corso dell’ultimo ventennio, anche grazie alle intuizioni e alla leadership di Berlusconi, è stato il rifugio di quanti, elettori e simpatizzanti, hanno inteso reagire innanzi allo scempio del diritto e della ragione opponendosi con forza all’uso politico della giustizia, alla magistratura militante, al giustizialismo più bieco e becero che una certa sinistra aveva scelto come via per la conquista del potere.

Nel corso degli anni le cose sono poi velocemente cambiate. Il tempo, come sempre galantuomo, ci ha permesso di scoprire che il più pulito dei moralisti aveva la rogna, che la natura dei simboli eretti a tutela della rivoluzione era ben al di là delle miserie umane e che presto, anche per la sinistra degli ipocriti e dei puri, sarebbe arrivato il conto e sarebbero comparsi dei nuovi puri più puri, pronti chi a rottamare e chi a seppellire tutti, paese compreso, con una risata.

Credo sia opinione condivisa e nell’interesse del sistema democratico che il centrodestra, in preda ad una salutare crisi di crescita, si ripensi e si ridefinisca offrendo così al suo elettorato ed al Paese una visione rinnovata ed una nuova prospettiva di governo delle istituzioni.

Ma se anziché assumere l’aspetto di una forza moderata, liberale e riformista questo assume i tratti di un’area dove prevalgono gli istinti illiberali, populisti e giustizialisti, difficilmente vi sarà un futuro possibile.

Un’oscillazione di questa natura può infatti risultare fatale. Non solo così si allontana la restante parte di un elettorato già confuso e disaffezionato, ma il rischio di caratterizzarsi come forza residuale, priva di funzione, e quindi destinata alla marginalità nel nuovo coatto bipolarismo italiano che vede lo scontro tra “sistema” ed “antisistema”, è assai alto e concreto.

Se poi qualche novello Mandrake pensa di contendere consensi sul fronte populista e giustizialista, farebbe bene a rinsavire presto; non solo quest’area è già ampiamente e variamente rappresentata, ma su quel terreno sono altri ad essere più forti e più credibili.

Attenzione, quindi, ai colpi di sole estivi. Rischiano di lasciare ben più di una semplice ustione.



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