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Perché l’intervento Usa in Libia è sacrosanto. Parla Fabrizio Cicchitto

Visto che la Libia non ha la forza di liquidare l’Isis da sola, era inevitabile che qualcuno intervenisse in suo aiuto contro le milizie dello Stato Islamico“. Parola del presidente della Commissione Difesa della Camera Fabrizio Cicchitto, che ieri con l’associazione Rel (Riformismo e Libertà) ha organizzato a Montecitorio un dibattito per discutere della situazione di crescente disordine internazionale in corso, tra terrorismo, tensioni geopolitiche e immigrazione. Appuntamento al quale hanno partecipato anche  il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola, il direttore di Limes Lucio Caracciolo, il vicepresidente esecutivo dell’ISPI Paolo Magri, il direttore editoriale di Lookout News Alfredo Mantici, il direttore del Centro Studi Americani Paolo Messa e il giornalista e scrittore Carlo Panella.

Un approccio, quello di Cicchitto, che sul tema appare improntato ai principi del realismo politico: sì all’intervento armato degli Usa in Libia, ma con l’inevitabile prudenza che un atto del genere impone. “Considerato l’atteggiamento europeo“, ha spiegato a Formiche.net gli unici in grado di mettere in campo le forze necessarie per combattere l’Isis in Libia sono gli Stati Uniti“. “Per questo motivo“, ha aggiunto “valuto positivamente il loro intervento, con l’ovvia cautela che si deve, però, avere in situazioni come questa” (qui i 3 obiettivi diplomatici dell’intervento anti Isis degli Usa secondo il generale Mario Arpino).

I raid Usa sono stati immediatamente contestati dalla Russia che li ha definiti “illegali“. Ed è proprio questo – secondo Cicchitto – un altro degli elementi che più deve allarmare: “Quella di Vladimir Putin può essere definita a tutti gli effetti una linea neo-imperiale. La Russia si sta giocando la sua partita con grande spregiudicatezza, lavora alla disgregazione dell’Europa e alla destabilizzazione degli stessi Stati Uniti“. Un disegno che il presidente della commissione Difesa di Montecitorio ritiene sia confermato dal doppiopesismo applicato da Putin a proposito degli interventi militari anti-Isis: “Bombarda in Siria però contesta che gli Stati Uniti facciano lo stesso in Libia. Un atteggiamento singolare, che mette in evidenza un linea chiaramente molto conflittuale“.

C’è poi un’altra potenza internazionale – ha affermato Cicchitto – che, al pari della Russia, “si sta muovendo in modo dirompente rispetto all’ordine mondiale“. Quella potenza è la Cina, che da un lato si sta espandendo fortemente in Africa e che dall’altro si sta rendendo protagonista di una politica “sempre più aggressiva” nei confronti dei Paesi del Mar della Cina: “C’è una situazione di tensione molto forte in quell’area del mondo, come dimostra il caso del Giappone che potrebbe decidere di cambiare la sua Costituzione per potersi riarmare“.

Un contesto sempre più confuso e complesso, per raccontare il quale non a caso Cicchitto ha utilizzato la parola “cataclisma“. “Nel quadro internazionale c’è praticamente di tutto: ci sono il terrorismo, le migrazioni, le tensioni geopolitiche e la crisi dell’Europa“, ha commentato, prima di citare anche la crisi economica che – a suo parere – ha pesato e non poco sull’attuale disordine internazionale: “L’andamento della globalizzazione è stato molto più contraddittorio di quanto avevamo previsto ed è stato segnato da elementi di disuguaglianza troppo marcati“. D’altro canto, “l’eccesso di finanziarizzazione dell’economia ha strangolato o, comunque, deviato l’imprenditorialità“. A queste difficoltà – sostiene Cicchitto – l’Europa “ha reagito con la peggiore delle dottrine possibili: ha cercato di curare la fase recessiva che stava vivendo la sua economia attraverso l’austerità“.

L’obiettivo del Vecchio Continente – ha concluso – deve essere quello di “ritrovare l’equilibrio dal punto di vista economico” e, altresì, “varare una politica di difesa e di sicurezza che sia davvero comune“, per riuscire ad affrontare in modo unitario le tante crisi internazionali, a partire da quella libica.


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