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Come (non) si discute di pensioni tra Renzi e Padoan

Mandare in pensione il capitolo pensioni? È questa una delle domande che attanaglia il governo in queste ore.

DOMANDE E DUBBI NEL GOVERNO

L’interrogativo, che in verità già circolava da tempo per l’attivismo della presidenza del Consiglio sulle ipotesi di pensionamento anticipato e flessibile con oneri a carico dello Stato, si sta rafforzando dopo le stime Istat del Pil nel secondo trimestre che segnano una crescita zero per l’economia nazionale. E con la prospettiva, come ipotizza il centro studi di Intesa Sanpaolo, che alla fine dell’anno l’aumento del Prodotto interno lordo sia anche inferiore all’1 per cento.

IPOTESI E VALUTAZIONI

Quindi ci saranno inevitabilmente meno spazi di manovra in materia di finanza pubblica, nonostante attese e richieste del governo all’indirizzo della commissione europea per una maggiore flessibilità di bilancio. Da qui la domanda: su cosa concentrare le risorse per la crescita? Al Tesoro non considerano di certo che il pensionamento anticipato possa essere ritenuta una manovra utile e indispensabile a questo scopo. Per questo l’attivismo di Palazzo Chigi e dei consiglieri di Matteo Renzi su questo aspetto è stato seguito sempre con una certa atarassia dal ministero dell’Economia retto da Piercarlo Padoan. Tanto che ieri il Mef, come sottolinea il Foglio, non menzionava affatto i progetti pensionistici tra le misure in cantiere.

LE DIFFERENZE DI VEDUTE

Ancora più esplicito è il Corriere della Sera: “Padoan non si stanca di ripetere che la prossima manovra «concentrerà le risorse disponibili, limitate dal peso del debito pubblico, su poche misure a sostegno della crescita». Un modo per dire che la priorità verrà data agli investimenti pubblici e agli sgravi per favorire quelli delle imprese private, in particolare sull’innovazione, mentre non c’è più spazio per l’ipotesi di anticipare al 2017 il taglio dell’Irpef previsto nel 2018 e sono pochi i fondi a disposizione per le pensioni e i contratti pubblici. Considerazioni che suonano come uno stop ai piani di Renzi e del suo sottosegretario Nannicini”.



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