Le frodi assicurative costano 12 miliardi l’anno, le inefficienze nel trasporto pubblico altri 10: ce ne sarebbe abbastanza per scrivere per una finanziaria. La legge sulla scatola nera esiste sulla carta da tre anni, ma non è mai diventa realtà. Adesso il disegno di legge sulla Concorrenza, licenziato nei giorni scorsi dalla Commissione Industria del Senato (se non verrà poi modificato dalla Camera) ha dato il via libera a questo strumento che fino ad oggi era solo facoltativo ma che adesso, come hanno riferito i relatori della misura, Salvatore Tomaselli e Luigi Marino, diventerà un obbligo per tutti gli automobilisti. Come si legge nel testo di legge adesso il governo dovrà “definire le informazioni rilevabili dai dispositivi, disciplinare la loro portabilità, l’interoperabilità, i trattamento dei dati, le caratteristiche tecniche, i servizi a cui si può accedere, le modalità e i contenuti dei trasferimenti di informazioni e della raccolta e gestione dei dati, il coinvolgimento del cittadino attraverso l’introduzione di forme di dibattito pubblico”.
CHE COSA PREVEDE LA NORMA
In pratica viene previsto l’obbligo di installazione delle scatole nere sui mezzi di trasporto, non solo privati, entro un anno dall’entrata in vigore della legge sulla Concorrenza. E toccherà all’esecutivo adottare uno o più decreti legislativi per “stabilire la progressiva estensione dell’utilizzo dei dispositivi elettronici, con priorità sui veicoli che svolgono un servizio pubblico o che beneficiano di incentivi pubblici e, successivamente, sui veicoli privati adibiti al trasporto di persone o cose, senza maggiori oneri per i cittadini”. È proprio quest’ultimo aspetto che ha reso più digeribile la norma, anche se i consumatori restano abbastanza scettici sui costi finali dell’operazione.
IL COMMENTO DEI CONSUMATORI
“Gli sconti sono positivi per gli automobilisti virtuosi del Sud Italia, ma l’obbligatorietà della scatola nera sulle automobili potrebbe vanificare qualsiasi riduzione delle tariffe rc auto e, anzi, determinare aggravi di costi per gli automobilisti”, ha commentato il Codacons con il suo presidente Carlo Rienzi. “Oggi chi risiede nelle regioni del Sud paga tariffe rc auto abnormi, con differenze di prezzo rispetto al resto d’Italia che non trovano giustificazione alcuna. Per assicurare un’automobile a Napoli si spende mediamente poco più di 1.000 euro (ma si possono raggiungere anche i 2.800 euro), contro i 310 euro della Valle D’Aosta, con un divario medio tra Nord eSud pari al +222%”. Per questo rendere obbligatoria la scatola nera per tutti “non è però la soluzione al problema – continua Rienzi – L’installazione e la manutenzione di una scatola nera, così come la gestione dei dati e i necessari cambiamenti che vedranno coinvolte l’industria automobilistica e le imprese assicurative, avranno dei costi enormi che, inevitabilmente, saranno traslati sugli utenti finali, attraverso incrementi occulti di tariffe e prezzi e aggravi di spesa per la collettività”.
I NUMERI DELL’IVASS
Eppure nonostante i dubbi delle associazione dei consumatori la realtà dice che è cresciuto il numero di automobilisti che si sono fatti installare sulla propria auto la scatola nera. È stata Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni a pubblicare un’indagine in cui emerge come la black box è presente nel 15,6% dei contratti stipulati nel primo trimestre del 2016 (era il 13% nel primo trimestre del 2015 e il 12,2% nel primo trimestre del 2014) e guarda un po’ le prime 5 province per diffusione sono Caserta, Napoli, Catania, Reggio di Calabria e Salerno. In pratica anche le città con i maggiori sinistri ma anche le maggiori truffe ai danni delle assicurazioni. Ma non basta. Entro il 2020 il numero di auto dotate di scatole nere è destinato a raddoppiare, passando dagli attuali 4,5 milioni a 9 milioni. Stime che sono state delineate da Mbs Consulting, che sottolinea come l’Italia sia diventata in pochi anni il primo mercato in Europa nella diffusione del dispositivo per una raccolta premi che supererebbe i 3 miliardi di euro.
LA PAROLA DEL GOVERNO
“L’idea della scatola nera sulle autovetture è in piedi da tempo” – ha ricordato il sottosegretario ai Trasporti, Simona Vicari che ha seguito l’iter del provvedimento. “Diversi problemi, dai regolamenti attuativi fino ad arriverebbe all’equilibrio con le norme sul trattamento dei dati personali, hanno impedito la efficacia dello strumento. Abbiamo deciso di mettere in campo percorsi tesi a favorire una progressiva estensione dei dispositivi sui veicoli circolanti e di regolamentare in maniera più dettagliata gli aspetti sulla privacy che, di fatto, rappresentavano uno ostacolo. Con la scatola nera blocchiamo ed arginiamo le frodi assicurative, saremo capaci di accertare con più precisione le responsabilità in caso di sinistri. Potremo abilitare servizi innovativi e sfruttare la tecnologia per una migliore mobilità dei cittadini”.
SCENARIO E INCOGNITE
Tutto bene, quindi? Molto dipenderà proprio dalla scrittura dei decreti attuativi perché ciò che appare un vantaggio per i consumatori e le assicurazioni potrebbe anche trasformarsi in un costo imprevisto. Infatti se la spesa per l’installazione, la gestione e la manutenzione della scatola nera, fosse a carico degli automobilisti – come è a tutt’oggi – non solo vanificherebbe lo sconto sulle tariffe rc auto, ma potrebbe determinare anche rincari in quelle zone d’Italia dove le tariffe assicurative sono più basse. Se i costi fossero invece a carico delle compagnie di assicurazioni, bisognerebbe stare attenti che non compaiano altre voci di costo sulla rc auto. Insomma un bel rebus a cui il premier Matteo Renzi – che tra l’altro ha promesso anche di voler abolire il costo del bollo auto – ha un anno di tempo per trovare una soluzione, anche se ambienti del governo dicono che la soluzione potrebbe già essere individuata nella prossima legge di stabilità.