Riconsolidata nel gruppo, Versalis ha finito col riservare qualche bella sorpresa, almeno a scorrere i numeri della relazione semestrale pubblicata da Eni.
LA SORPRESA
La controllata della chimica, a quanto pare, sta meglio del previsto e vale persino di più di quando stava per essere ceduta al fondo SK Capital. Si è prodotto un effetto positivo sul patrimonio netto della capogruppo, per circa 294 milioni di euro, ma soprattutto è cambiato, in meglio, l’equity value. Per comprendere come sia possibile, bisogna andare per gradi e ripercorrere la vicenda della mancata cessione dall’inizio, o meglio dalla fine.
COSA E’ SUCCESSO DOPO IL NO A SK
L’interruzione delle trattative col fondo statunitense SK per la cessione del 70 per cento di Versalis era stata comunicata da Eni il 21 giugno scorso, con effetti contabili immediati. Non essendo più considerati come attività destinata alla vendita, infatti, già nei conti consolidati Eni del primo semestre 2016 i risultati del settore chimico sono stati rilevati di nuovo nelle continuing operations, con efficacia retroattiva, proprio come se il tentativo di vendita non ci fosse mai neppure stato.
LE NOVITA’
Costi, ricavi, passività: ogni singola voce è ricomparsa aggregata nell’area Refining & Marketing e Chimica, perché questi due segmenti operativi sono unificati e accomunati da ritorni economici simili. Ma il ritorno di Versalis in questa contabilità ha prodotto anche un altro risultato: il valore di iscrizione della società è stato rideterminato al valore d’uso e non più a quello di vendita. E qui, sorpresa: al posto dei precedenti 1,2 miliardi di euro circa, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza si è saliti intorno a quota 1,5 miliardi di euro.
IL RICALCOLO
Va ricordato che la controllata della chimica era stata oggetto di una pesante svalutazione. Ai tempi recenti delle trattative con SK Capital, infatti, l’adeguamento del valore di libro al fair value aveva determinato una riduzione di valore di ben 1,576 miliardi “coerente”, riportavano i documenti della capogruppo, “con la transazione in corso di definizione”. Ora invece, il valore della società è stato ricalcolato sulla base “del relativo valore recuperabile, rappresentato dal maggiore tra il fair value al netto dei costi di vendita e il valore d’uso”. Eni ha applicato alla controllata della chimica un parametro rappresentato dal costo medio ponderato del capitale, il cosiddetto Wacc, calcolato su un campione di società attive nello stesso settore, per attualizzare i flussi di cassa attesi dal complesso degli asset Versalis.
COSA DICONO I DOCUMENTI
Ma ci sono anche altre ragioni a giustificare la mossa del management. Sia le premesse che le prospettive sono buone, come spiega nel dettaglio la relazione finanziaria al 30 giugno scorso. Nel documento si legge che la nuova valutazione è stata effettuata “in considerazione dell’andamento del business nel primo semestre (2016, ndr) e delle previsioni per la restante parte dell’esercizio che evidenzia: previsione di un ebitda margin su base annua in crescita rispetto al budget grazie alla tenuta dei margini dei prodotti, pur in presenza di prezzi delle commodity in flessione, dovuta al miglioramento dei prezzi relativi”.
LE SFIDE PER DESCALZI
Segue anche l’elenco dei prodotti sviluppati da Versalis, che hanno nomi magari un po’ ostici ma ne sostengono il business: bene le poliolefine (etilene, polietilene, etc.) e gli intermedi, stabili gli stirenici, minore performance per gli elastomeri ma migliore performance attesa rispetto alle previsioni del flusso di cassa netto da attività operativa e del free cash flow. Tutti questi elementi convergeranno nel nuovo piano stand alone per la chimica, insierito nelle nuove linee strategiche del gruppo, che verranno presentate a marzo 2017 alla comunità finanziaria dall’ad di Eni, Claudio Descalzi.