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Cosa ha deciso il Tar del Lazio sulla Fiera di Roma

La vendita della vecchia Fiera di Roma è un po’ più vicina: il Tar del Lazio ha nominato il prefetto della Capitale Paola Basilone commissario straordinario ad acta della struttura che sorge su via Cristoforo Colombo. Chiaro il suo mandato: dovrà occuparsi di vendere, in modo da ottenere le risorse necessarie a salvare la nuova Fiera di Roma, che invece si trova sull’autostrada per l’aeroporto di Fiumicino.

IL RICORSO

Il decreto del Tribunale Amministrativo del Lazio ha accolto il ricorso presentato da Investimenti Spa, la società che detiene il 100% di Fiera di Roma Srl, a sua volta proprietaria della vecchia e della nuova fiera della Capitale. Una decisione – quella presa dalla sezione seconda quater del Tar – che di fatto commissaria il Campidoglio, la cui melina di questi mesi rischiava di condannare la fiera al fallimento. Da sottolineare un particolare inedito: tra i soci di Investimenti Spa c’è anche il Comune di Roma titolare del 21% del capitale della società (il socio di maggioranza è la Camera di Commercio di Roma con il 58%, mentre la Regione Lazio e Lazio Innova detengono il 9,8% ciascuna). Dunque, la società ha fatto ricorso contro uno dei suoi stessi azionisti per salvare in extremis la nuova Fiera di Roma.

IL FINANZIAMENTO DELLA NUOVA FIERA 

Ma perché si è arrivati al punto di ricorrere al Tar? Per spiegarlo è necessario fare un passo indietro, a quando si decise di realizzare la nuova Fiera di Roma. Nel 2005 la sua costruzione fu finanziata con un prestito di circa 200 milioni da parte di Banca di Roma. Crediti che dopo la fusione tra Capitalia e Unicredit sono confluiti nella banca oggi guidata da Jean-Pierre Mustier. Una somma ingente che nei piani originari avrebbe dovuto essere ripagata attraverso la valorizzazione e la vendita della vecchia Fiera di Roma di via Cristoforo Colombo.

IL DESTINO DELLA VECCHIA FIERA

Quel proposito è, però, rimasto lettera morta per lunghi anni, fino all’estate scorsa quando l’Assemblea Capitolina (governava ancora Ignazio Marino) ha approvato l’attesa delibera di valorizzazione della vecchia Fiera di Roma con tanto di variante urbanistica per la trasformazione dell’area. Una procedura complessa, per la definizione della quale occorrono, però, anche l’approvazione da parte della Regione Lazio e un ultimo passaggio in Campidoglio.

LA MELINA DEL CAMPIDOGLIO

Ed è a questo punto che è sorto l’ennesimo incaglio. Caduta l’amministrazione Marino, la palla è passata a Francesco Paolo Tronca, l’ex prefetto di Milano che ha ricoperto il ruolo di commissario della Capitale fino alla vittoria di Virginia Raggi. Come raccontato da Formiche.net in un articolo dello scorso maggio, Tronca ha, infatti, bloccato la trasmissione della delibera alla Regione Lazio perché convinto che si trattasse di un atto di natura politica, come tale di competenza del nuovo sindaco. Contro questo atteggiamento attendista Investimenti Spa ha così deciso di ricorrere alla magistratura amministrativa, con l’obiettivo dichiarato di accelerare i tempi e giungere il prima possibile alla vendita della vecchia Fiera di Roma.

LA DECISIONE DEL TAR

Il verdetto del Tribunale amministrativo sembra destinato a sbloccare la situazione: il commissario ad acta – il prefetto di Roma Basilone – sostituirà di fatto il Campidoglio e avrà adesso 30 giorni di tempo a disposizione per trasmettere la delibera capitolina in Regione. Su Repubblica Salvatore Giuffrida scrive che la giunta guidata da Nicola Zingaretti “dovrà esaminare l’atto, approvarlo e rimandarlo in Comune per la controfirma e la ratifica finale. L’iter prevede un tempo massimo di 90 giorni“. Soddisfatto per la decisione il presidente della Camera di Commercio di Roma Lorenzo Tagliavanti che ha, però, anche messo in evidenza le troppo lungaggini politico-burocratiche degli ultimi anni: “È un passaggio importante per il progetto Fiera di Roma che attendiamo da oltre 10 anni e che ha causato un aggravio di costi sull’intero piano. L’unico rammarico è che ci sia stato bisogno di un Tribunale per far andare avanti provvedimenti amministrativi importanti per tutta la città“.

IL TEMPO STRINGE

L’imperativo, dunque, è fare presto, anche perché – come ricorda il Corriere della Sera – il prossimo novembre scadrà la procedura di concordato preventivo con continuità aziendale cui Fiera di Roma era stata ammessa con decisione del 3 marzo 2015. A chiederla erano stati i fornitori, titolari di un credito verso la società di circa 30 milioni di euro. Scrive il quotidiano diretto da Luciano Fontana: “La speranza è che per quella data la delibera abbia concluso tutto i passaggi, dall’approvazione da parte della Regione Lazio alla ratifica finale che spetterà alla Giunta Raggi“.



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