Skip to main content

Vi svelo chi farà felice il decreto correttivo del Jobs Act

Giuliano Poletti

Le Commissioni Lavoro di Camera e Senato hanno espresso i loro pareri di competenza sullo schema di decreto correttivo del Jobs Act. Un aspetto delicato – simile in ambedue i pareri – è passato inosservato (in quanto ben nascosto). Si tratta dell’osservazione di cui al punto a), n.4 che recita:

“4) prevedere che ai lavoratori dei soggetti di cui alla legge 3 giugno 1999, n. 157, e alle loro rispettive articolazioni e sezioni territoriali, ai quali è stato concesso il trattamento straordinario di integrazione salariale, ai sensi dell’articolo 16, comma 1, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 13, nonché sulla base dei relativi decreti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il predetto trattamento possa essere ulteriormente concesso, alle medesime condizioni a suo tempo richieste, comunque nel limite delle risorse disponibili di cui all’articolo 16, comma 2, del medesimo decreto-legge n. 149 del 2013.”

Con questa osservazione – se accolta dal Governo in sede di stesura del decreto delegato – diventerà possibile prolungare la cassa integrazione straordinaria per i dipendenti dei partiti politici (e solo per loro…). È strano che non se ne siano accorte le iene dell’antipolitica. Dobbiamo considerare che sta esaurendosi la loro infausta stagione?

++++

Bologna: 2 agosto 1980 – 2 agosto 2016. Sono trascorsi ben 36 anni da quella tragica giornata – era un sabato – quando, alle 10,25, lo scoppio di un terribile ordigno esplosivo, collocato nella sala d’aspetto della II classe, distrusse un’intera ala della Stazione centrale di Bologna seminando, tutt’intorno, orrore e morte tra semplici cittadini che si accingevano ad andare in vacanza o che svolgevano il loro abituale lavoro nei servizi dell’edificio. La città ne venne profondamente ferita, ma seppe reagire con una dimostrazione di coraggio, abnegazione, efficienza e solidarietà che fu e rimane una delle pagine più belle di una storia intessuta di gloria e di onore. L’Associazione dei parenti delle vittime non ha mai cessato di ricordare – anno dopo anno – quell’evento di cui è giusto non perdere mai la memoria. Di quella strage sono stati accertati i responsabili con sentenze passate in giudicato di cui siamo rispettosi, ma non convinti fino in fondo. Abbiamo sempre avuto l’impressione che si preferisse e si cercasse l’ipotesi “politicamente corretta” dello stragismo fascista e che si scartassero con troppa fretta, quasi con insofferenza (soprattutto da parte dei vertici dell’Associazione), altre piste che portavano al terrorismo internazionale di diversa matrice. In ogni caso, continuiamo a rendere il cordoglio dovuto a quelle vittime e ai loro familiari e a nutrire ammirazione e orgoglio per ciò che la cittadinanza e le istituzioni tutte seppero fare in quelle drammatiche ed indimenticabili ore.

++++

In un articolo sul Corriere della Sera di domenica scorsa, il Prof. Alberto Brambilla ha pubblicato un’interessante analisi dell’apporto che i contribuenti italiani garantiscono all’Erario, in ossequio al principio della progressività dell’imposizione fiscale. Ci hanno colpito, tra i tanti, alcuni dati (relativi alle dichiarazioni Irpef del 2015). Su 60,7 milioni di italiani, presentano la denuncia dei redditi 40,7 milioni, ma solo 30,7 milioni dichiarano almeno un euro di reddito. Il 46% dei contribuenti dichiara solo il 5,1% dell’Irpef pagando in media 305 euro l’anno. Dall’altra parte della barricata ci sono 19mila soggetti con redditi dichiarati oltre i 300mila euro, i quali versano un’imposta pro capite di 182.650 euro all’anno, esattamente come 609 lavoratori con redditi inferiori a 15mila euro. Questi c.d. Paperoni sono lo 0,09% dei contribuenti, ma pagano più tasse del 36,5% dei contribuenti fino a 15mila euro annui. E per di più vengono “sbertucciati” nei talk show di regime.

×

Iscriviti alla newsletter