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Chi marca visita in Libia?

Con dedica a Matteo Renzi che si è recato all’apertura dei Giochi olimpici a Rio de Janeiro:
“Il presidente Renzi voleva ballar il samba/ ma essendo poco in gamba/ cadendo si ferì/ piangeva dal dolore, gridava che paura/ e per la gran figura/ il volto si coprì”.

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Il Governo italiano aveva sempre dichiarato la disponibilità di intervenire in Libia se tale richiesta fosse stata avanzata dalle legittime autorità di quel Paese. La bellicosa titolare della Difesa, Roberta Pinotti, aveva addirittura ipotizzato l’invio di un contingente di 5mila uomini. Come è successo che, alla fine, sia dovuta venire l’Air Force? I bene informati dicono che i libici avevano telefonato più volte a Palazzo Chigi, ma che avevano sempre trovato occupato.

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Un tempo si diceva che gli americani erano i “gendarmi del mondo”. Nonostante tutto, questo ruolo ha sempre fatto molto comodo a noi europei. Se vincerà le elezioni Donald Trump, dovremo cercarci un altro “gendarme”, visto che a noi piace “marcare visita”.

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Il 2 agosto ho partecipato alla rievocazione della strage alla stazione di Bologna, recandomi ad assistere alla messa celebrata dal nuovo Arcivescovo Matteo Zuppi. Ho ascoltato con attenzione la sua omelia, tutta incentrata sull’esigenza di scovare i mandanti. È questo il leit motive della “lotta allo stragismo” condotto dalla sinistra, che ha campeggiato, inutilmente, nel dibattito di diverse Commissioni parlamentari le quali hanno protratto per anni i loro lavori senza arrivare a capo di nulla. Ciò, perché a loro non interessava scoprire i veri mandati (che indubbiamente ci sono stati in ogni tragica occasione), ma dimostrare che i “mandanti” erano quelli che loro avevano deciso che fossero. Fino a quando non si fosse scoperta la “loro” verità e dimostrato i loro teoremi, le ricerche sarebbero dovute continuare.

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E Dudù? Non lo avranno mica abbandonato in autostrada?

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Le formazioni centriste hanno costituito il loro Comitato per il sì nel referendum. E i loro leader si sono vantati di avere 135 parlamentari grazie ai quali sono in condizione di contare in maniera determinante. In fondo la loro fortuna sta tutta nel principio di rango costituzionale in forza del quale non esiste un rapporto diretto tra il rappresentante e il suo elettorato. Si può parlare di “anime morte”?

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