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L’Italia soccorre i turisti colpiti dai talebani in Afghanistan

I Talebani hanno teso un agguato a un minivan che trasportava nell’area della provincia di Herat, nell’Afghanistan occidentale, un gruppo di turisti composto da britannici, americani, olandesi e un tedesco. Undici di loro sono rimasti feriti (il ministero degli Esteri tedesco ha detto che il concittadino è illeso): il bilancio iniziale parlava di diversi morti, mentre invece solo tre dei feriti hanno riportato ferite da “stabilizzare”, e gli altri solo lesioni lievi.

Un portavoce dei Taliban ha rivendicato l’attacco, a testimonianza che, nonostante le divisioni interne collegate alla successione alla storica leadership del defunto Mullah Omar, e sebbene siano in corso da tempo tentativi di avvicinamento con il governo, i ribelli islamisti sono tutt’ora combattivi.

Un’unità MEDEVAC/Personal Recovery dell’Esercito, composta da due elicotteri da trasporto NH90 e due Agusta Mangusta, ha provveduto a soccorrere i turisti occidentali, trasportandoli al centro medico della Forward Support Base (FSB) “Camp Arena” di Herat, dove è di stanza il contingente italiano in Afghanistan nell’ambito della missione Nato.

Viaggiare in Afghanistan, se non per stretta necessità, è sconsigliato da molti paesi occidentali per ragioni di sicurezza: ciò nonostante ogni anno turisti provenienti dall’Europa o dagli Stati Uniti decidono di avventurarsi in viaggi pseudo-organizzati da agenzie specializzate, che toccano anche aree dove è alta la presenza dei ribelli. A fine luglio un grosso attentato ha colpito una manifestazione della minoranza sciita Hazara durante una manifestazione organizzata nella capitale Kabul. L’attacco, portato a termine da attentatori kamikaze, è stato rivendicato dalla Stato islamico, che cerca di farsi largo tra le posizioni integraliste nonostante lo scontro ideologico e pratico con i talebani, aumentando di fatto le problematiche di sicurezza nel paese. Qualche giorno fa il portavoce della missione Nato Resolute Support, il generale americano Charles H. Cleveland, ha minimizzato a proposito della presenza di baghdadisti sul territorio afghano: l’attacco contro un soft target massimizza gli effetti e crea basi propagandistiche, “dà la percezione di insicurezza, ma ciò non significa che siano più forti”, ha spiegato.

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