La sconvolgente vicenda dei bimbi maltrattati in un asilo nido privato ma accreditato dal Comune di Milano porta con se tutte una serie di considerazioni che attengono la definizione dei requisiti oggettivi e soggettivi richiesti per consentire l’apertura di queste strutture, l’accertamento dell’equilibrio psicologico degli addetti, la frequenza e l’accuratezza dei controlli. Lo stesso discorso vale per i centri di assistenza agli anziani, dove con regolare frequenza si registrano episodi di violenza.
Queste attività, come quella dell’assistenza ai rifugiati, sono anche e, inevitabilmente, attività economiche sia pur gestite da enti no-profit o da cooperative che debbono fare i conti con le entrate e le uscite finanziarie. Ma essendo servizi alle persone, che vivono condizioni di particolare fragilità e non sono quasi mai in grado di difendersi da sole, il minimo che si deve richiedere all’imprenditore “sociale” è di garantire la totale trasparenza. Il ricorso esteso all’impiego delle nuove tecnologie sia per ragioni di sicurezza e ordine pubblico, sia per la sicurezza sul lavoro (significativo l’utilizzo dei droni nei cantieri a EXPO 2015) che più semplicemente per accrescere l’efficienza dell’amministrazione comunale al servizio dei cittadini (basterà un click per ricevere a casa un documento) è stato un obiettivo condiviso sia da Sala che da Parisi.
La diffusione di questi strumenti, la cui potenzialità va sempre più crescendo è una delle chiavi di volta dello sviluppo e interessa fortemente anche i servizi essenziali. Colpisce molto, anche per ragioni emotive, l’effetto positivo che si registra nella lotta alla criminalità, nella sicurezza del lavoro e in generale nel contrasto a varie fattispecie di reati. Le immagini di ladri, borseggiatori e rapinatori, di gravissime violazioni del codice della strada, di “furbetti del cartellino”, ma anche di episodi che suscitano maggiore allarme e indignazione come le violenze ai bambini e agli anziani o riduzione in schiavitù di invalidi costretti all’accattonaggio possono costituire un deterrente efficace per combattere questi fenomeni.
Spesso queste vicende emergono grazie all’intervento di forze dell’ordine e magistrati (su segnalazione di parenti o dipendenti) ma c’è ancora una eccessiva timidezza nel costruire, nel rispetto delle regole, un diffuso ed articolato sistema di controllo nel territorio e all’interno delle strutture che svolgono un servizio pubblico “sensibile”. Una telecamera non cancellerà certo quanto è accaduto ma sicuramente costituisce un effetto di contrasto e di deterrenza se tutti sanno che i controlli ci sono e funzionano.
C’è da vincere però una battaglia culturale perché troppi vedono nella diffusione delle telecamere anche nei luoghi di lavoro una sorte di “grande fratello” che potrebbe diventare controllo a distanza lesivo della “privacy” dei dipendenti. Anche in una dichiarazione del vice Sindaco di Milano Anna Scavuzzo (che pure è persona di buon senso) a “Radio popolare”, si avverte l’eco di queste preoccupazioni. È curioso che una parte non trascurabile della sinistra, che legittimamente combatte l’individualismo, sottovaluti l’importanza di utilizzare strumenti efficaci come le moderne ed efficaci tecnologie (tra cui per inciso rientrano anche le intercettazioni) per garantire interessi collettivi come la sicurezza e la tutela dei più deboli.
Certo al comune di Milano non si possono allo stato fare addebiti ma è una buona occasione offerta all’uomo del “fare” Beppe Sala per dare una risposta organica e concreta rafforzando controlli e garanzie.