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Olimpiadi, la doppia vittoria di Elisa Di Francisca a Rio

Quando Neil Armstrong metteva il piede sulla luna pronunciando una frase che sarebbe diventata celebre –“è un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità”-, il mondo comprese che a volte i gesti inaspettati possono essere più importanti delle imprese epiche, come lo fu quella dell’Apollo 11 il 21 luglio 1969. Forse oggi ci voleva un’italiana, e dal curriculum sportivo non meno brillante della carriera dell’astronauta americano, per trasformare, con una bella sorpresa, le trentunesime Olimpiadi di Rio nel messaggio universale più potente che sia stato finora diffuso per scuotere l’umanità a non avere paura del terrorismo.

Elisa Di Francisca, la schermitrice che per una stoccata soltanto non è riuscita a riconquistare l’oro che già aveva vinto ai precedenti Giochi di Londra, mettendo anche lei un piede ben fermo sul podio dell’argento appena ottenuto, ha sventolato con la stessa delicatezza del fioretto, che è la sua divina disciplina, la bandiera dell’Unione europea.

L’azzurra ha mostrato l’azzurro con le stelle in cerchio dell’emblema continentale, provocando un diluvio di consenso da ogni parte, e non soltanto dalle istituzioni europee e perfino da chi le avversa. “L’ho fatto per le vittime di Parigi e di Bruxelles, l’Isis non deve vincere”, ha spiegato l’atleta. “Non c’è un messaggio politico, ma solo di coscienza. Vogliono che abbiamo paura uno dell’altro, noi invece dobbiamo rispondere con l’amore. Ci teniamo alla vita, per chi crede è un dono di Dio da rispettare”.

Impossibile trovare parole più intense per un gesto leggero che vale più di mille discorsi “politici”, e che eccelle per la sua forza spontanea e comunicativa in confronto ai pianti, alle polemiche, alle recriminazioni e a tutto quanto fa, da sempre, competizione sportiva. Non c’è sconfitta, per quanto bruciante possa apparire – e per Elisa, a un passo dall’oro, si può immaginare l’ardente delusione -, che possa indurre chicchessia a perdere il grandioso senso della vita, e non solo la voglia della rivincita. E non c’è altro luogo del pianeta più adatto di un’Olimpiade, dove tutti gareggiano e solo pochi vincono, e subito dopo i vincitori abbracciano gli sconfitti, per dare vigore civile al piccolo gesto che invoca il grande salto oltre ogni paura. Nella società che vive di immagini, quella del sorriso della nostra schermitrice mentre fa vedere la bandiera europea come un selfie del comune destino, diventa una festa. Elisa Di Francisca, grande atleta che s’è comportata da atleta grande.

(Commento pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)

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