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Perché la riforma costituzionale Renzi e Boschi non mi affascina

Considero la bellezza femminile un dono di Dio. Perciò sono molto sensibile alle fattezze di una prosperosa signora soprattutto se le mette (come è suo diritto) vistosamente in mostra. Mi imbarazzano, tuttavia, l’età ormai veneranda e il dubbio che le mie attenzioni siano prese come quelle di un vecchio incorreggibile e pertanto patetico. Ma quando una signora, ancorché ministro, esibisce con disinvoltura le gambe e il seno si cade nel “sessismo” ad apprezzarne le grazie armoniose?

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Devo riconoscerlo. L’articolo di Claudio Cerasa su Il Foglio di ieri mi ha messo in crisi, quando il giovane direttore, spietatamente, ha ricordato in quale compagnia verrebbe a trovarsi chi – come il sottoscritto – è orientato a votare No nel referendum di novembre. Alla lettura di ciascuno dei nominativi dei miei ”compagni di strada” nell’avventura referendaria, avvertivo l’effetto di un pugno allo stomaco. Eppure non condividendo la riforma Boschi non posso fare altro che votare contro. Nel 1953, quando le sinistre vollero contrastare la c.d. Legge Truffa (che era comunque meglio dell’Italicum) non si adontarono perché anche i missini e i monarchici conducevano la loro stessa battaglia. Anzi, i voti delle Destre di allora furono determinanti ad impedire che la legge diventasse operativa.

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Rimango convinto che per dare più efficienza al sistema sarebbe bastata una riforma dei regolamenti parlamentari. Questa mia opinione è rafforzata dal fatto che, nella legge Boschi, vi sono norme di contenuto prettamente regolamentare (penso a quelle riguardanti le procedure legislative) che sono assurte al rango di disposizioni di carattere costituzionale. Il che è un errore molto grave. Un conto è rafforzare il lavoro del Governo e semplificare l’iter delle leggi, tramite i regolamenti parlamentari; un altro, quello di farne un principio scritto nella legge fondamentale. In questo modo si cambia il sistema politico, con il pretesto dell’efficienza delle istituzioni. Infine, diversamente dai paladini del No, io sono contrario al superamento del bicameralismo perfetto e paritario ed aborro l’aver ridotto il Senato ad una sorta di Dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci.

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La spinta ideale della Carta del 1948 venne dall’antifascismo. Quella della Costituzione novellata per iniziativa del Ministro Boschi viene dall’antipolitica: un’operazione tanto più truffaldina, quanto più è il Governo a metterla in pratica.

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Corrado Passera liquida il suo partito. Lo avevamo descritto, quando scese in campo, come uno spettatore che, a teatro, cerca di sedersi in una fila in cui tutti i posti sono occupati. Ed in effetti è andata proprio così.

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