Sì al rendiconto generale della Toscana per il 2015, ma con una serie di rilievi sulle società a partecipazione regionale. Si può riassumere così la relazione con cui la Corte dei Conti si è pronunciata sulla situazione economico-finanziaria dell’ente guidato da Enrico Rossi, l’uomo che un pezzo della sinistra Pd vorrebbe alla segreteria del partito al posto di Matteo Renzi.
IL DISAVANZO
Il disavanzo complessivo è aumentato: dai 2.709 milioni del 2014 si è passati ai 3.503 del 2015. Un incremento dovuto almeno in parte – ha spiegato il procuratore regionale della Corte dei Conti Andrea Lupi – alla decisione della Toscana di non ricorrere ad alcun indebitamento. Per far fronte alla situazione, i giudici contabili hanno comunque raccomandato “l’attento monitoraggio” della situazione dei conti e, allo stesso tempo, di reperire”fonti di copertura opportune in occasione dell’assestamento del bilancio preventivo 2016“. “Nonostante il disavanzo, appare in una situazione finanziaria non particolarmente critica“, ha spiegato ancora Lupi.
LE SOCIETA’
All’interno della relazione della Corte dei Conti un intero capitolo riguarda le società partecipate dalla Regione, l’argomento più problematico tra quelli toccati dai giudici contabili. Nel complesso la Toscana detiene partecipazioni azionarie o societarie in 23 aziende, il cui valore ammonta a 165 milioni di euro. In totale i dipendenti sono 299 per un costo annuale di 70 milioni di euro.
IL PIANO DI RAZIONALIZZAZIONE
A dettare l’agenda della Regione in materia di partecipate è il piano di razionalizzazione contenuto nel Documento di Economia e Finanza regionale (Defr) del 2016, la cui adozione era stata sollecitata proprio dalla Cortei dei Conti. Il piano ha una proiezione temporale che va dall’inizio di quest’anno al 30 giugno del 2020 e si articola in due fasi. “Nella prima (fino al giugno 2018) si avvierà la dismissione delle partecipazioni in società non strategiche” e si definiranno “gli obiettivi da perseguire, le azioni, i tempi, i risultati attesi e gli impatti finanziari che dovrebbero derivare dalle cessioni“. La seconda fase, invece, sarà caratterizzata dal “monitoraggio delle società strategiche” e “dalla dismissione delle partecipazioni in società non strategiche“.
IL SETTORE TERMALE
A tal proposito la Regione ha programmato di uscire dal settore termale – e di rinunciare alle sue partecipazioni nelle società Terme Di Montecatini Spa, Terme Di Casciana Spa e Terme Di Chianciano Immobiliare Spa – entro la fine del 2018. Fino al termine del 2017 “si cercherà di procedere alla ricerca di un percorso concordato con gli altri soci per il recesso unilaterale della Regione“. Tuttavia – se questo progetto non dovesse andare in porto – “si procederà alla dismissione totale della quota di partecipazione preceduta da sollecitazione del mercato con richiesta di manifestazione di interesse tenendo conto della prelazione spettante agli altri soci“. Dalla dismissione di queste quote si stima che possa derivare per le casse regionali un guadagno massimo di 40 milioni di euro.
LE ALTRE DISMISSIONI
Inoltre, entro la fine di quest’anno saranno dismesse le partecipazioni che le tre società di Terme detengono indirettamente in altre aziende. Saranno così cedute le azioni di Gestioni Complementari Termali Srl, di Bagni di Casciana Srl e di Terme di Chianciano Spa. La Regione ha, peraltro, previsto la dismissione totale delle sue quote di partecipazione in Arezzo Fiere e Congressi, in Firenze Fiera, in Internazionale Marmi E Macchine Carrara e in Banca Popolare Etica. Cessioni, quest’ultime, dalle quali conti di incassare oltre 30 milioni di euro.
IL NODO DI FIDI TOSCANA
Questione a parte è quella che riguarda Fidi Toscana, la finanziaria della Regione (di cui l’ente guidato da Rossi detiene il 46,3%), della cui compagine azionaria fanno parte anche alcuni istituti di credito come il Monte dei Paschi di Siena con il 27,4% e Intesa San Paolo con l’8,5. Per la società il 2014 – con una performance negativa pari a 3,5 milioni di euro – è stato il terzo anno consecutivo in perdita. “Si può ipotizzare che, se non vi sarà una inversione di tendenza nella gestione, la società potrebbe entrare in una sofferenza in termini di cassa“, scrive la Corte dei Conti.
LE DIFFICOLTA’ DI INTERPORTO TOSCANO
In crisi anche Interporto Toscano Vespucci Spa (di cui la Toscana detiene il 23,5%), la società che gestisce la struttura di scambio per trasporti intermodali che sorge nell’area di Livorno e del suo porto. “L’assetto finanziario della società“, scrivono i giudici contabili “presenta un persistente squilibrio, anche per i deludenti risultati delle dismissioni del patrimonio immobiliare dai quali si attendeva una riduzione complessiva dell’indebitamento“. Secondo la Corte dei Conti, il principale problema della società sono i debiti, in particolar modo quelli verso il sistema bancario che ammontano ad oltre 60 milioni di euro.
LA CRISI DEL SISTEMA FIERISTICO
L’ultima parte del capitolo sulle società partecipate direttamente o indirettamente dalla regione Toscana è dedicata al settore fieristico, che la Corte dei Conti definisce “in crisi strutturale ormai da tempo” (difficoltà che Formiche.net ha avuto modo di approfondire anche con riferimento alla situazione in cui versa la Fiera di Roma). A tal proposito i giudici contabili citano l’esempio di Arezzo Fiere e Congressi – di cui la Regione ha previsto la dimissione delle sue quote – che continua a inanellare risultati negativi. Il bilancio del 2014 si è chiuso con una perdita di 0,7 milioni, che si aggiungono ai 2,8 del 2013. “La situazione finanziaria della società è fortemente critica”, scrive la Corte dei Conti, che aggiunge: “I debiti a breve scadenza ammontano a 5.514.686 di euro e la società non ha le risorse per far fronte a tali pagamenti, nonostante nei primi mesi del 2014 i soci abbiano provveduto ai versamenti in conto capitale per euro 2,6 milioni“.