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Sergio Rolando, chi è il navigato assessore bipartisan della grillina Appendino a Torino

CHIARA APPENDINO

Esperienza, competenza e grandi relazioni negli ambienti che contano. Il tutto senza cedere nemmeno di un millimetro al populismo. La rivoluzione a 5 Stelle nella sua versione moderata e borghese che va in scena a Torino passa dalla scelta di una personalità del calibro di Sergio Rolando come assessore comunale al Bilancio e al Personale. Non un grillino barricadero quindi, tantomeno un ultrà del movimento No Tav o un cittadino estraneo ai palazzi del potere politico pronto ad entrarvi con l’apriscatole. Niente di tutto questo; per gestire i forzieri di Palazzo Civico la neosindaca Chiara Appendino ha individuato un dirigente avvezzo a sedere nelle stanze dei bottoni, un nome ai più sconosciuto ma ben noto alla classe dirigente della città, una personalità che non buca lo schermo ma che conosce i gangli delle amministrazioni pubbliche e sa come farsi valere nei tavoli decisivi per le sorti della città.

CHI E’ SERGIO ROLANDO

Sessantotto anni, laurea in Economia e commercio all’Università di Torino, abilitato alla professione di dottore commercialista, Rolando è il decano della giunta Appendino, l’assessore che vanta più esperienza amministrativa all’interno della squadra di governo. Ha all’attivo una carriera ultratrentennale come dirigente e manager di aziende private (qui il suo curriculum), che lo ha visto transitare in settori differenti come quello automobilistico, aeronautico, informatico, finanziario e pubblicitario. Tutto questo fino al salto nel mondo delle istituzioni pubbliche, avvenuto alla fine degli anni ‘90 quando è diventato direttore del settore pubblicità nell’area tributi locali del Comune di Milano, all’epoca guidato dal sindaco di centrodestra Gabriele Albertini.

I RAPPORTI CON LA POLITICA (E CON IL CENTRODESTRA)

Durante l’esperienza professionale in Comune a Milano, Rolando ha avviato una collaborazione con la Regione Piemonte, preludio all’ingresso che sarebbe avvenuto qualche anno più tardi. Siamo nel 1999 e Rolando è componente del Nucleo di Valutazione, per poi assumere dal 2001 l’ incarico di direttore della struttura speciale di Controllo di gestione. A governare l’ente in quel momento c’è Enzo Ghigo di Forza Italia, e in particolare l’assessorato regionale al Bilancio è in mano ad Angelo Burzi, tra i fondatori del partito berlusconiano in Piemonte di cui è stato anche coordinatore provinciale a Torino. Non solo, stando a quanto riporta il ben informato quotidiano online torinese Lo Spiffero, Rolando sarebbe anche tra i sostenitori di Società Aperta, associazione politico-culturale di stampo liberale (si rifà al pensiero di Karl Popper), che Repubblica bollò come “il quartier generale della corrente liberal di Forza Italia”.
In quel ruolo Rolando è stato confermato anche dalla governatrice diessina Mercedes Bresso e dall’allora assessore regionale al Bilancio Paolo Peveraro, che proprio un mese prima della vittoria sotto la Mole della Appendino è stato indicato come nuovo presidente della multiutility Iren.
Ma è durante la guida leghista della Regione a firma Roberto Cota che Rolando ha fatto l’ultimo salto di carriera, diventando direttore delle Risorse finanziarie in Regione prima di andare in pensione. Non a caso, è stato più volte definito come l’uomo dei conti della giunta Cota, se non addirittura l’assessore ombra della leghista Giovanna Quaglia.

QUELLE AMICIZIE MASSONICHE

Socio del Lions, Rolando nell’aprile scorso proprio nell’ambito di una serata organizzata dal suo club ha incontrato Stefano Bisi, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (Goi), la più importante organizzazione massonica italiana. Dato che la sua nomina ad assessore in pectore della futura giunta grillina era già stata annunciata, questa notizia ha destato parecchio scalpore (qui un articolo di Repubblica Torino e qui de Lo Spiffero) tanto da costringere Rolando a dover smentire di appartenere alla Massoneria, ammettendo però di essere amico personale dell’ex Gran Maestro predecessore di Bisi. I grillini torinesi non l’avevano presa affatto bene: ma come – protestavano alcuni – ai candidati viene fatto firmare un documento di non appartenenza alla Massoneria, e il futuro assessore al Bilancio va a cena col capo dei massoni italiani rivendicando le sue amicizie in quell’ambiente? Polemiche poi ben presto rientrate perché, si sa, la rivoluzione grillina a Torino passa anche dalla borghesia liberale e pure un po’ massonica.

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