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Tutte le ultime convulsioni politiche su Ventimiglia nel Pd e nel centrodestra

C’è un pezzo del futuro politico del centrodestra in Liguria e non solo che si sta giocando in questi giorni a Ventimiglia. Nella cittadina di frontiera a due passi dal confine francese, dove da mesi stazionano centinaia di profughi tra le scogliere e il Parco della Roja preso in gestione dalla Croce Rossa, si giocano anche i destini della coalizione di governo regionale guidata dal presidente Giovanni Toti, alle prese con le pulsioni estremiste della Lega e i bilanciamenti centristi degli alfaniani, tutti presenti nella sua variegata maggioranza. Ma Ventimiglia in queste settimane di tensioni e scontri tra polizia e no borders, è anche il simbolo della debolezza di un Pd incapace di sostenere un suo sindaco come Enrico Ioculano, costretto ad autosospendersi dal partito per denunciare la condizione di abbandono nell’affrontare l’emergenza immigrazione.

L’INGHIPPO NEL CENTRODESTRA

Proprio sulla gestione dei profughi si sono registrati negli ultimi tempi i più accesi scontri tra Matteo Salvini e sodali leghisti da una parte, e il ministro degli Interni Angelino Alfano dall’altra. Mai prima di questa situazione i due partiti riconducibili (almeno a parole) all’alveo del centrodestra avevano marcato così tanto la distanza tra di loro. Eppure quella stessa Lega Nord che ad ogni occasione buona sbraita i suoi slogan “mai con Alfano”, così come quello stesso Nuovo Centrodestra che vuole tenere fuori dalla coalizione “le ali estremiste e lepeniste”, si ritrovano a governare insieme in Liguria, complice l’astuzia politica del berlusconiano Toti nel tenerli uniti alle regionali di un anno fa per battere il Pd, sfruttando la copertura civica di Ncd. Risultato, il governo ligure a forte trazione leghista (nonostante la presidenza sia appannaggio di Forza Italia) si regge anche sul voto del consigliere centrista dell’Ncd Andrea Costa. Il quale se per dovere di appartenenza difende l’operato del suo leader di partito e ministro Alfano nella gestione dell’immigrazione, poi partecipa ugualmente ai ritiri di maggioranza insieme ai colleghi leghisti.

LE AMBIZIONI DI TOTI

Il governatore ligure punta in alto. Dopo aver conquistato la Regione e aver piazzato una sua fedelissima (Ilaria Caprioglio) a sindaco di Savona, vuole confermare la sua leadership locale alle amministrative 2017 di Genova e La Spezia. Ma l’obiettivo ultimo è un altro, ossia la scalata nazionale sia dentro Forza Italia che nell’intero centrodestra. Per farlo Toti va dicendo di voler esportare il modello ligure, che va appunto dall’Ncd ai leghisti e comprende anche forze civiche, ma la sua strategia negli ultimi tempi si è pesantemente sbilanciata a destra, puntando sull’asse a tre con Salvini e Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia. Non a caso, l’incarico dato da Silvio Berlusconi a Stefano Parisi di rimettere in sesto Forza Italia lo ha parecchio innervosito e lo ha esternato in diverse interviste.

IL GIOCO DELLO SCARICABARILE

In questo conteso politico, quanto sta accadendo a Ventimiglia fa emergere le tensioni (e le contraddizioni) all’interno del centrodestra di governo locale; Toti e i maggiorenti della Lega ligure (la vicepresidente della Regione Sonia Viale e l’assessore regionale nonché salviniano doc Edoardo Rixi) scaricano sul governo nazionale tutte le responsabilità su disagi, carenze strutturali e gestionali, comportandosi come se fossero all’opposizione. Il rischio di perdere consensi su un tema caldo per la Lega è troppo alto, e nonostante a Genova il Carroccio sia forza di governo, gli slogan e i messaggi politici a cui fa ricorso sono quelli soliti.
Ne sa qualcosa il primo cittadino di Ventimiglia Enrico Ioculano, finito nel mezzo di questo fuoco incrociato; la sua città è diventata terreno di scontri politici e istituzionali che poco hanno a che fare con le sorti di quel comune di frontiera. Negli ultimi giorni Ioculano, che ha lasciato in polemica il Pd, si è lamentato delle cosiddette “passerrelle politico-istituzionali”, prendendosela un po’ con tutti da Alfano a Toti fino al capo della Protezione civile, Franco Gabrielli.



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