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Ventotene, la retorica e la politica

Coniugare l’esigenza di prendere rapidamente decisioni indispensabili per il futuro dell’Unione europea e mantenere, anzi rafforzare, la oggi traballante coesione dei 27/28 Paesi UE. Il vertice di Ventotene tra Matteo Renzi, Angela Merkel e Francois Hollande doveva servire proprio a mettere le basi per raggiungere questo obiettivo, tutto da verificare, in primis nell’incontro di Bratislava del 16 settembre.

Sicurezza, economia, migranti i temi che incalzano sul tavolo delle priorità. Nazionalismo, xenofobia, avarizia politica i coprotagonisti occulti da sconfiggere. Il tentativo di creare una sorta di cabina di regia formata dai paesi fondatori della UE potrebbe riportare la politica al centro della agenda europea, rimettendo ai margini burocrazia e tecnocrazia che hanno portato i cittadini a percepire l’Europa come una gabbia di regole sterili e vessatorie.

D’altra parte, però, c’è anche il rischio che un nucleo di “primi della classe” scoraggi la già tiepida spinta all’integrazione lasciando che siano gli interessi particolari a prendere il sopravvento. Come sempre, dipende dal merito delle soluzioni proposte, dalla efficacia delle diplomazie e dalla autorevolezza dei protagonisti la responsabilità di far pendere la bilancia da un lato o dall’altro.

Dopo la giornata simbolica di lunedì scorso, sta ai tre leader adesso trasformare la retorica in politica.



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