Spiace dover tornare a occuparsi di personalità che ci hanno onorato dello loro vicinanza perché non sono più tra noi. Ma tant’è: la conclusione della nostra vita è il più ovvio e scontato dei fatti, ma mai spiritualmente recepito come tale. E di qui dispiacere, dolore, sofferenza. Sempre.
Carlo Azeglio Ciampi, persona saggia e preparata, ha avuto significativi rapporti con il Conservatorio Rossini. Quando venne a Pesaro, nel 2006, un grande concerto in suo onore fu eseguito al teatro Rossini dalla Orchestra del Conservatorio, cui egli riservò attenzione e compiacimento. Ricordo di quella giornata l’incontro in Prefettura: un funzionario del seguito, che era stato mio collega alla Presidenza, mi informò che il Presidente era stato raggiunto da una telefonata con cui gli veniva comunicato che il figlio era stato colto da malore. Tememmo che tutto venisse sospeso. Breve, ed ovvia, pausa personale. Dopo la quale, però, Ciampi non si scompose, proseguendo nei suoi impegni istituzionali.
Ma per il Conservatorio soprattutto resta memorabile l’ospitalità concessa il 29 febbraio 2000 dal Quirinale all’Istituto, primo ed unico in Italia, in occasione del “Compleanno” di Gioachino Rossini, allorquando la sua Orchestra sinfonica, diretta da Luca Ferrara, venne invitata per celebrare il Maestro pesarese. Erano onori per il “Cigno”, ma anche sensibile attenzione per il settore della istruzione musicale gravata da problemi che a livello centrale, tuttora, ben pochi conoscono ed affrontano. Eppure i Conservatori, oltre alla crescita culturale del paese e alla preparazione professionale dei giovani, arrecano, attraverso la musica, benefico apporto alla convivenza solidale tra i cittadini e tra i popoli. Angelo Messedaglia, eminente figura di economista e uomo politico, in una relazione parlamentare sul bilancio dello Stato, sosteneva: “Nulla al certo può compararsi per importanza agli interessi della istruzione”. Era il 1874. Ebbene, nel Salone dei Corazzieri, alla presenza appunto del Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e delle autorità di Governo, venne eseguito un applaudito concerto, preceduto dalle note dell’Inno Nazionale, e diffuso in diretta dalla RAI.
L’evento ebbe contorni brillanti non solo artistici, con allestimento anche di apposito palco nel celebre Salone. La preparazione fu meticolosa come esige il cerimoniale della più alta Magistratura della Repubblica: si tennero diverse riunioni organizzative,presente anche un architetto per l’allestimento di un evento non consueto. Il Quirinale si fece carico di tutti gli oneri. Ancora la “revisione della spesa” non si era abbattuta anche sul Colle. Nove anni dopo fummo di nuovo invitati a tenere un concerto nei giardini del Quirinale per la giornata dedicata alla “Salvaguardia del Pianeta Terra”, indetta dall’ONU, ma dovemmo procurarci uno sponsor. L’Orchestra nel 2000 fu oggetto di particolari riguardi. Per il riposo e per cambiarsi, prima del concerto, al direttore Ferrara fu assegnato uno degli “appartamenti imperiali”, dove decenni prima aveva alloggiato nientemeno che la regina Elisabetta.
Finito il concerto il presidente Ciampi si inoltrò, com’è consuetudine, tra il pubblico degli invitati, composto prevalentemente da giovani, per salutarli. Gli orchestrali, ritenendo che l’evento avesse avuto termine, cominciarono a “sciogliere” i ranghi, salvo a precipitosamente ricomporsi quando li avvertii che il Presidente stava tornando sui suoi passi, secondo protocollo, per intrattenersi con essi. Il Presidente usò espressioni di apprezzamento per il Conservatorio Rossini dimostrando anche particolare conoscenza del grande compositore pesarese. Seguirono numerose foto ricordo (una è esposta nella biblioteca dell’Istituto) con i giovani musicisti che, come tutti gli italiani, debbono in particolare a questo Presidente il richiamo ai principi di lealtà e dell’impegno civico, agli indispensabili orizzonti europei, al valore della Patria, con insistente monito all’importanza dei suoi simboli. Non sempre diligentemente assecondato, se poniamo mente agli intollerabili e offensivi “straccetti” che talvolta pendono dalle finestre dei nostri uffici pubblici.