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Come Frauke Petry di Afd ha soffiato voti non solo alla Cdu di Merkel

La domanda è d’obbligo. E’ arrivata l’ora del tramonto per Angela Merkel? Ieri gli elettori del Land Mecklenburg-Vorpommern hanno cacciato la Cdu, il partito guidato dalla Kanzlerin, al terzo posto, cioè anche dietro ai nazionalpopulisti della Alternative für Deutschland. L’AfD di Frauke Petry, che in questo Land orientale si presentava per la prima volta, ha ottenuto il 20,8 per cento dei voti, i cristianodemocratici il 19 per cento. A vincere sono stati i socialdemocratici che, nonostante un calo del 5 per cento, hanno comunque raccolto il 30,6 per cento dei consensi, e possono così riconfermare il loro Erwin Sellering governatore del Land.

La batosta per la Cdu è ancora più bruciante visto che nel Mecklenburg-Vorpommern Merkel non solo è vissuta durante la Ddr, lì ha ancora la casa di campagna dove si ritira per riprendere un po’ le forze, e lì, per la precisione l’isola di Rügen, è la sua circoscrizione elettorale.

Sul perché di questa sconfitta, tutti concordano: gli elettori hanno usato le regionali per esprimere la loro frustrazione nei confronti della politica di accoglienza dei profughi (il 46 per cento è dell’avviso che i profughi vengano sostenuti economicamente più del cittadino tedesco), la paura che con una percentuale crescente di popolazione musulmana l’Islam possa un giorno avere un’influenza eccessiva (63 per cento) Questa volta gli elettori non hanno dato un voto sul governo regionale, come dimostrano anche alcuni sondaggi: l’opinione dell’uscente grande coalizione Spd-Cdu ha ottenuto il 64 per cento di giudizi positivi, durante questi ultimi cinque anni l’economia regionale è continuamente cresciuta e di conseguenza la disoccupazione calata.

A dire il vero la protesta è stata espressa nei confronti di tutti i partiti. Anche dei Verdi che hanno perso rispetto al 2011 il 3,9 per cento dei voti e ora, con il 4,8 per cento non sono nemmeno più presenti nel Landtag, il parlamento regionale.

Il dato interessante di queste elezioni, sottolineato da tutti i commentatori politici già ieri sera nei vari talk show, è però il seguente: considerando che dalla Spd (meno 5 per cento) alla Cdu (meno 4 per cento) passando per la Linke (meno 5,2 per cento) non solo tutti i partiti hanno perso elettori, ma questi elettori, più molti astensionisti dei turni elettorali passati, hanno ora votato AfD, l’elettore di questo partito non si può semplicemente definire di estrema destra. Più corretto parlare di voto di protesta: secondo i sondaggi il 100 per cento di coloro che hanno votato AfD di Petry (qui un ritratto di Formiche.net) ieri sono dell’avviso che questo partito è “l’unico a dire come stanno le cose”, che “insiste su un numero massimo di profughi da accogliere”, che “vuole arginare la diffusione dell’Islam in Germania”, che “comprende più degli altri partiti il senso di insicurezza che serpeggia attraverso la popolazione”.

Merkel attualmente si trova in Cina al G 20. Nel partito cresce il malumore e le voci critiche verso la sua politica di accoglienza. Ma come sempre sono soprattutto i cristianosociali a fare la voce grossa, a chiedere un cambio di rotta deciso. Il compito è stato affidato questa volta a Markus Söder, ministro delle Finanze della Baviera (e delfino del governatore Horst Seehofer). Ma la domanda che tutti si pongono ora è, cosa farà, dirà la Kanzlerin stessa alla luce di questo risultato.

L’ex cancelliere e leader della Spd Gerhard Schröder si era giocato la guida del paese con le riforme sociali Hartz IV. Le resistenze erano arrivate soprattutto dal suo partito. Così per evitare un putsch interno, Schröder aveva posto la questione di fiducia, o meglio di sfiducia al Bundestag, per poter tornare alle urne e far decidere ai tedeschi se lo volevano ancora come cancelliere. Era il giugno del 2005. In settembre la Germania tornò a votare. Schröder perse la sfida, ma con grande sorpresa di tutti solo di misura contro Angela Merkel (data per grande favorita).

Oggi, grazie soprattutto alle riforme di Schröder, la Germania è la locomotiva economica d’Europa con un tasso di disoccupazione in continuo calo (a fine giugno il tasso era del 5,9 per cento, il più basso da 25 anni a questa parte).

Merkel ha impiegato più tempo a trovare la “missione” sulla quale puntare tutto. E solo l’anno scorso, a metà del suo terzo mandato, ha individuato nell’accoglienza e nell’integrazione dei profughi il compito sul quale giocarsi il tutto per tutto. E come Schröder a suo tempo è convinta che il futuro le darà ragione. Dimostrerà che i nuovi arrivati si riveleranno una risorsa preziosa e necessaria per la Germania. Certo in questo caso la strada è molto più erta, visto l’impatto globale (sociale, economico, culturale e religioso) che i nuovi arrivati avranno sulla società tedesca.

Durante l’intervista di fine estate che la Kanzlerin concede ogni anno al canale pubblico Ard, Merkel alla domanda se si presenterà come candidato di punta alle elezioni politiche del settembre 2017 ha risposto che comunicazione al riguardo lo darà a tempo debito. In dicembre si tiene l’annuale congresso della Cdu ed è probabile che la decisione se ricandidarsi per un quarto mandato, dipenda anche dai voti che Merkel otterrà nella rielezione a capo del partito.

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